Condannato per le botte e il morso al naso della compagna, andrà ai domiciliari
Il pregiudicato cuneese, già in carcere, ha evitato l’accusa più grave di maltrattamenti. “Rapporto burrascoso e tossico, sono dispiaciuto” aveva detto in aulaEra accusato di maltrattamenti, lesioni aggravate e resistenza a pubblico ufficiale il pregiudicato cuneese D.M., classe 1995, arrestato dai carabinieri nel gennaio di un anno fa proprio a seguito di questa vicenda. Il giovane ha visto cadere la prima accusa, quella più grave, che aveva giustificato una richiesta di pena di tre anni e sette mesi da parte del sostituto procuratore Francesca Lombardi.
Resta la pena per le altre due imputazioni, per le quali il giovane si è visto condannare - esclusa l’aggravante - a un anno e otto mesi complessivi. Il giudice Elisabetta Meinardi ha disposto la scarcerazione dell’uomo, che sconterà la pena in detenzione domiciliare. “Era un rapporto burrascoso e tossico ma sono molto dispiaciuto, volevo scusarmi anche con i genitori della mia ex” ha detto in aula durante una precedente udienza, spiegando anche di essersi opposto all’arresto perché “non accettavo che mi mettessero le manette, volevo andare da solo in caserma”.
La ex compagna, che lo ha denunciato, non si è costituita parte civile contro di lui. I due avevano entrambi trascorsi di tossicodipendenza e avevano vissuto insieme per circa un anno e mezzo. Tanti gli interventi dei carabinieri dopo le liti furibonde, di cui erano testimoni talvolta anche i genitori della donna. Una volta a chiamare il 112 era stata una dipendente dell’Eni che lavorava nelle vicinanze, allarmata dalle urla. Un’altra volta era intervenuto un ospite della convivente.
L’ultimo giorno, prima dell’arresto, una pattuglia dei carabinieri si era recata sul posto per ben due volte. Alla sera la donna si era presentata a casa dei genitori: “Era spaventatissima, una maschera di sangue. Pensai che avrebbe perso l'occhio per come era ridotta la palpebra” dice oggi sua mamma. Il padre aveva cercato di uscire, lei lo aveva fermato: “Ci disse di entrare subito in casa, di chiudere la porta e chiamare i carabinieri. Temeva che il compagno potesse fare del male al padre”.
“C’erano episodi di violenza verbale perché era nel temperamento di lui. Lei lo giustificava, diceva che aveva una storia difficile” sostiene la mamma della querelante. In un’occasione, racconta, il fidanzato le aveva morso il naso talmente forte da lasciarle una cicatrice. Lui racconta che le liti ruotavano sempre attorno alla droga: quella consumata insieme, o che lui sosteneva gli venisse rubata. “Da quando ci frequentavamo - spiega l’imputato - ci aiutavamo a vicenda per smettere con la droga. Però poi abbiamo ricominciato e sono iniziati i litigi, io non volevo che lei si bucasse”.
Andrea Cascioli
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