Crac Terme di Vinadio, a processo per concorso in bancarotta quattro imprenditori liguri
Nel 2011 lâamministratore del Grand Hotel aveva acquisito un albergo in Riviera: le passivitĂ accumulate e i âmagheggiâ avrebbero accelerato il tracollo in valle SturaCâè un legame indissolubile tra il crac del Grand Hotel Terme di Vinadio e la crisi dello storico Hotel Villa Adele di Celle Ligure (Sv) allâinizio del decennio appena trascorso. Il trait dâunion è lâuomo che per un breve periodo gestĂŹ entrambe le strutture, lâimprenditore L.D.: al vertice dello stabilimento termale come amministratore della D&D fino al fallimento nel 2014, L.D. aveva tentato fortuna in Riviera acquisendo tramite la societĂ Dema srl la gestione del complesso cellese.
Lâidea era quella di âdirottareâ nella localitĂ ligure i clienti che durante lâalta stagione affollavano le Terme. Una sinergia che secondo lo stesso L.D. avrebbe anche funzionato, per qualche tempo, prima che le difficoltĂ economiche si facessero insormontabili sia in valle Stura che nel Savonese. La vicenda si è chiusa nel peggiore dei modi con strascichi giudiziari che hanno riguardato anche il sindaco di Vinadio Angelo Giverso, processato e assolto con formula piena.
Ora però la Procura di Cuneo vuole vederci chiaro sulla catena di passaggi da una âscatola cineseâ allâaltra che avrebbe accelerato il tracollo della Dema e - di conseguenza - quello della D&D. Tutto inizia nel marzo 2011, quando la neocostituita Dema rileva al prezzo di 713mila euro la gestione dellâHotel Villa Adele. Il contratto è stipulato con la Lpe di M.R., imprenditore varazzino, noto nella zona come proprietario di un autosalone ad Arenzano e di un altro albergo. Poco piĂš di due anni dopo, però, è la stessa Dema a concedere Villa Adele a unâaltra societĂ , la Rode srl intestata alla savonese P.D.M., compagna del precedente gestore M.R.. Il canone di affitto aziendale in questo caso è irrisorio, appena 15mila euro allâanno: per rientrare della spesa, a queste condizioni, alla Dema sarebbero occorsi 48 anni. Un dubbio affare per la societĂ âgemellaâ della vinadiese D&D, al punto che la Cassa di Risparmio di Savigliano che vantava un credito di 620mila euro con la Dema aveva deciso di chiudere i rubinetti.
Sulle ragioni che lâhanno spinto ad accettare la proposta, lâex gestore dellâhotel delle Terme ha deposto in aula nel processo per concorso in bancarotta fraudolenta a carico del 60enne M.R., della 44enne P.D.M. e di altri due imputati a loro ricollegati da rapporti di parentela e affari. Lâidea sarebbe stata quella di tamponare le perdite in vista di una cessione che non avverrĂ mai, perchĂŠ nel frattempo era arrivata lâingiunzione di sfratto: âLe Terme di Vinadio erano in difficoltĂ , avevo cercato di vendere Villa Adele ma non câero riuscito. Allora avevo chiesto a M.R. di gestire lâalbergo per il tempo necessario a trovare un compratoreâ. Il contratto di affitto stipulato con la Rode prevedeva una formula di 9+9 anni ma, assicura L.D., si sarebbe trattato di un mero pro forma: âLâaccordo era che lâhotel mi sarebbe stato restituito quando avessi trovato un acquirente. Ma tra noi non câera niente di scritto, solo unâintesa sulla parolaâ.
La Rode (societĂ con un capitale sociale di appena 20mila euro) in realtĂ non aveva mai pagato il canone dâaffitto aziendale e nel luglio 2014 il tribunale di Savona gli aveva ingiunto di lasciare lâimmobile. Dopo lâesecuzione dello sfratto, avvenuta in novembre, lâhotel sarebbe comunque rientrato nella disponibilitĂ della stessa âcordataâ attraverso la Ludox srl di L.D.M., fratello dellâamministratrice della Rode. Nel 2017, a seguito di unâinchiesta della Guardia di Finanza, lâautoritĂ giudiziaria aveva poi disposto il sequestro di beni per due milioni di euro intestati a M.R. e alla compagna anche attraverso alcuni prestanome.
In processo in corso a Cuneo è stato rinviato al 28 ottobre per lâesame degli imputati e di alcuni testi di parte civile e difese.
a.c.

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