Cuneo, due anni di carcere al ‘padre padrone’ tunisino
L’imputato aveva già patteggiato una condanna per violenza sessuale. La moglie lo ha denunciato per maltrattamenti dopo essere finita in ospedale per le botteDue anni e due mesi di carcere è la condanna inflitta dal Tribunale di Cuneo a F.Z., cittadino tunisino, a processo per lesioni e maltrattamenti aggravati e continuati. A denunciarlo era stata nel settembre 2018 la moglie, una connazionale 43enne, con la quale l’uomo ha avuto tre figli.
I maltrattamenti sarebbero andati avanti fin da quando nel 2005 la famiglia era arrivata in Italia, stabilendosi prima in diverse località del Savonese, quindi a Robilante e infine a Cuneo. A mediare tra i due erano le rispettive famiglie, che forse avevano anche combinato il matrimonio e che fino all’ultimo hanno minimizzato gli atteggiamenti da ‘padre padrone’ di F.Z.: “Le dava solo qualche schiaffo, ma non l’aveva mai picchiata troppo” ha dichiarato uno dei due fratelli di lei, aggiungendo che a fargli cambiare idea era stato solo il fatto che in un paio di occasioni il cognato avesse ‘calcato troppo la mano’.
Era successo una prima volta nel luglio 2018 e la donna era finita al Pronto soccorso con una prognosi di sette giorni, insieme ai figli: tutti e tre avevano riportato lesioni lievissime dopo essersi ‘intromessi’ nella lite tra i genitori, compresa la bimba più piccola di appena sette anni. Mamma e figli erano andati qualche giorno dal fratello maggiore di lei, che poi li aveva riaccompagnati a casa: “Le ho detto che se il marito non si fosse calmato avrebbe dovuto lasciarlo. A settembre mi ha chiamato di nuovo perché era stata picchiata: aveva la faccia blu per gli ematomi. Stavolta le ho detto di denunciare tutto ai servizi sociali”.
E così la moglie di F.Z. si era convinta a lasciarlo e ad andare a vivere con i figli prima in una struttura temporanea per donne vittime di violenza e poi in una comunità protetta. L’imputato, da parte sua, ha negato qualsiasi addebito, affermando di non aver mai alzato le mani su sua moglie e di aver dato ai bambini solo qualche schiaffo di quando in quando “per la loro educazione”.
Parole che secondo il pubblico ministero Raffaele Delpui consentono di evidenziare sia l’aspetto psicologico della vicenda che la subordinazione della moglie nel contesto culturale di appartenenza: “È evidente che altri familiari avessero invitato l’imputato a tener presente che si trovava in Italia e non in Tunisia e che avrebbe dovuto regolarsi di conseguenza nei rapporti con sua moglie”. L’avvocato Elisa Elia, difensore di parte civile, ha ricordato come la querelante avesse ammesso che il marito “non era stato molto tenero nei suoi confronti fin dai primi tempi, le contestava il modo in cui tenesse la casa e la subordinava completamente”. Analoghi atteggiamenti vessatori sarebbero stati posti in essere nei confronti dei figli, tanto che la bambina aveva poi rifiutato per un lungo periodo di vederlo.
“Non si può dimenticare la connotazione culturale della famiglia” ha sottolineato l’avvocato della difesa, Enrico Cometto: “Anche la moglie di F.Z. ammette che gli uomini si comportano in modo più autoritario nel Paese da cui lei proviene e che se il marito dava ogni tanto uno scappellotto ai figli era solo per educarli”. D’altronde, a giudizio del legale non sarebbe nemmeno provata la sussistenza dei maltrattamenti: “Né la parte offesa né i testimoni hanno citato episodi diversi da quello di luglio 2018. Non si può parlare di maltrattamenti quotidiani e soprattutto di maltrattamenti nei confronti dei bambini”.
Sulla posizione processuale di F.Z. pesava anche una precedente condanna, con patteggiamento, per violenza sessuale: un anno e sei mesi di carcere a pena sospesa per un episodio avvenuto nel 2010, quando la famiglia viveva ancora in Liguria. Al termine del procedimento, il giudice Sandro Cavallo lo ha condannato a una pena finale più alta di quella richiesta dall’accusa (un anno e dieci mesi), disponendo anche un risarcimento di 2mila euro alla parte civile e confermando il divieto di avvicinamento fino a giugno 2021.
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