Cuneo, quattro anni per maltrattamenti all’uomo che fu accoltellato dalla compagna
In settembre la donna era stata arrestata dopo un’aggressione violenta. Ora è arrivata la condanna per lui, già denunciato in passatoRumori, urla e richieste d’aiuto. Per i condomini di un palazzo del centro storico di Cuneo è stata routine quotidiana fra ottobre 2017 e marzo 2018. Una convivenza segnata dalle liti e dalle botte, conclusasi nel settembre scorso con l’arresto di lei che al culmine dell’ennesimo diverbio aveva accoltellato il compagno.
La donna è una 35enne, madre di tre figli avuti da una precedente relazione. L’uomo, L.D.P., un meccanico di 43 anni originario di Cerialdo, finito a processo per maltrattamenti. Entrambi hanno un passato di dipendenza da droga e alcol, motivo per cui alla 35enne è stata tolta la custodia dei figli: “Siamo stati insieme quattro anni e mezzo. Bevevamo, prendevamo metadone e Tavor. Non eravamo lucidi ma questo non dà a qualcuno il diritto di picchiarti” ha raccontato in aula.
Le ragioni di quelle continue liti, costate a lui una misura cautelare e a lei il carcere, nemmeno la donna ha saputo ricostruirle con certezza: “Gelosia, droga, amicizia, non so”. Le uniche certezze sono quelle testimoniate dai referti medici, che parlano di tre accessi al Pronto soccorso nel giro di pochi mesi: “Per un periodo non alzava le mani, poi ha ricominciato. In un’occasione l’ho raccontato all’infermiera in ospedale ma non l’ho voluto denunciare. Speravo in un cambiamento”.
Ad avvertire le forze dell’ordine in genere era una coppia di vicini che più di una volta ha soccorso la donna, trovandola sanguinante e impaurita. Lei poi cercava di minimizzare, raccontava di essere inciampata da ubriaca o incolpava il gatto per i graffi sul collo. Lo aveva fatto anche in presenza degli agenti della vicina Questura, abituati a sentirsi chiamare da quell’abitazione nel cuore della notte: “In un’occasione l’avevamo trovata da sola, in stato confusionale. Era molto spaventata e aveva ecchimosi sul volto e un sopracciglio ferito” ha riferito uno degli agenti.
A febbraio 2018 per lui era scattato il divieto di avvicinamento, mai rispettato dal momento che i due hanno continuato a vivere insieme fino al drammatico epilogo dello scorso 11 settembre. Da allora la donna si trova in carcere, ma in tribunale ha ammesso i maltrattamenti pur avendo ritirato la querela contro il suo ex convivente.
Il sostituto procuratore Francesca Lombardi ha parlato di “numerosi e rilevanti dati oggettivi” a sostegno dell’accusa: “È questa la vera natura del maltrattamento, presente anche quando la persona offesa nega, giustifica, non denuncia”. Per L.D.P. la Procura ha chiesto infine due anni e sei mesi, tenuto conto della violazione della misura cautelare imposta e della recidiva.
L’avvocato Mauro Mantelli, difensore dell’imputato, ha chiesto per contro di derubricare il reato in lesioni e osservato che gli episodi sarebbero “singoli eventi inseriti in un quadro di degrado, con litigi fra persone con grossi problemi di alcol e droga. Non c'è continuità e non c'è neanche unilateralità”.
Dal giudice Sandro Cavallo è giunta infine una condanna a quattro anni di carcere, più alta della stessa pena proposta dall’accusa.
a.c.
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