Denunciato dalla ex per una bottigliata, si scusa in aula: “Avrei dovuto farmi aiutare”
“Do la colpa a me stesso, non sono stato abbastanza forte da resistere alla droga” ha detto il 37enne, oggi in carcere per una precedente condannaLa condanna alla fine è arrivata, ad altri sei mesi di detenzione. L’imputato, in carcere a Torino, non era in aula. Il motivo lo aveva spiegato lui stesso nell’udienza precedente: “Ho l’esame per il diploma, devo studiare”. S.A., marocchino, classe 1988, era accusato di lesioni e violazione di domicilio dalla ex convivente, con la quale risiedeva in un alloggio in Cuneo vecchia nel 2020.
“All’epoca facevo uso di stupefacenti, lui anche: hashish, eroina e altre sostanze” ha raccontato l’autrice della querela: “Mi sono fatta un po’ intortare da questo ragazzo. Lui però era sovente violento con me, ho anche chiamato un paio di volte la polizia: quando gli negavo le chiavi di casa faceva cose assurde, scavalcava la finestra o rompeva i vetri”. Dopo l’ultima lite, in piazza Boves, lei aveva detto basta: “Ero in giro con un amico, S.A. ha detto che aveva lasciato qualcosa in casa mia. Gli ho risposto che non l’avrei lasciato salire, ma gli avrei preso quello che aveva lasciato. Lui mia ha tirato una bottigliata in testa, era una Ceres piccola”.
L’altra accusa riguardava un intervento degli agenti della Questura, a seguito del quale l’uomo si era allontanato dall’abitazione restituendo le chiavi alla legittima occupante. Per questa seconda ipotesi, la violazione di domicilio, l’imputato è stato poi assolto dal giudice Mauro Mazzi per non aver commesso il fatto. Lui dichiarava la propria innocenza anche riguardo alla presunta aggressione: si sarebbe trattato, ha detto, di una lite con l’amico della ragazza, per motivi di gelosia. “Lei non ha interferito, ha solo gridato aiuto. Diceva ‘separateli, si ammazzano’” ha spiegato.
Pur negando tutti gli addebiti, il 37enne ha parlato di quel periodo come di un capitolo chiuso della sua vita: “Non do la colpa alla mia compagna o ad altro, do la colpa a me stesso perché non sono stato abbastanza forte da resistere alle sostanze, tra crack ed eroina: non si sono fatto aiutare quando ero in tempo”. Arrivato dalla Spagna poco prima della pandemia, tra droga e piccoli reati, il marocchino è stato condannato anche per il furto con incendio al ristorante La Meridiana. Poi la detenzione che ha coinciso, sostiene, con un nuovo inizio: “Sono in carcere da gennaio 2022, data dell’ultimo arresto. Ho fatto un percorso di disintossicazione e sono andato a scuola, prendendo un attestato di giardinaggio e la terza media. Adesso sto frequentando le superiori”.
“Il fatto riveste una gravità oggettiva, pur con tutta la buona volontà nel riconoscere il percorso che è stato portato avanti in carcere” ha osservato il pubblico ministero Luigi Dentis, che aveva chiesto una condanna a un anno e nove mesi per entrambe le imputazioni. L’avvocato Ylenia Albanese, difensore dell’accusato, aveva giudicato poco credibili le deposizioni della persona offesa e dell’amico: “Non è credibile l’episodio della bottiglia: S.A. faceva uso di alcol e sostanze, un soggetto in queste condizioni la bottiglia non l’avrebbe svuotata per darla in testa alla compagna” ha osservato fra l’altro. In ogni caso, ha aggiunto, “è in carcere da tanto ed è quasi contento di rimanerci, perché ha conseguito titoli scolastici che fuori non avrebbe mai potuto ottenere”.
Andrea Cascioli
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