Diffamò il sindaco di Limone, condannato un sindacalista degli ambulanti
Il referente del Goia aveva accusato Massimo Riberi su Facebook: “Sposta il mercato in piazza Boccaccio per fare un favore ai commercianti”. Il giudice lo ha sanzionatoPer l’imputato si trattava di normale dialettica sindacale, ancorché dai toni aspri. Per l’autore della denuncia di vera diffamazione. Sul banco degli accusati è finito Carlo Cerrina, presidente provinciale del Goia (Gruppo Organizzato Indipendente Ambulanti), una delle principali associazioni di categoria del commercio ambulante. A denunciarlo il sindaco di Limone Piemonte, Massimo Riberi.
La vicenda trae origine dall’aspra contesa con gli ambulanti in seguito allo spostamento del mercato del giovedì dalla sede di via Roma a piazza Boccaccio, a un centinaio di metri di distanza. Una decisione presa dall’amministrazione comunale lo scorso anno e giustificata in base alle esigenze sanitarie e di sicurezza: “Non c’erano i requisiti per mantenerlo dov’era. - ha ribadito Riberi in tribunale - Lo attestò l’ingegnere incaricato dal Comune e un consulente legale confermò che lo spostamento era legittimo”. L’ordinanza emessa dal sindaco era stata approvata all’unanimità in Consiglio comunale, con il voto favorevole anche dell’opposizione. Il provvedimento venne illustrato inoltre alle categorie: “Avevamo sentito tutte le sigle sindacali e ricevuto in municipio una rappresentanza degli ambulanti. La discussione è avvenuta in modo molto pacato anche se i mercatari erano contrari”.
Gli screzi erano sorti poco dopo, quando nell’ufficio del sindaco si era presentato da solo il referente del Goia: “Cerrina è entrato con fare molto deciso e mi ha chiesto perché il mercato fosse stato spostato. Sosteneva che ciò accadesse perché i commercianti locali votano a Limone e mi accusò di voto di scambio, dicendomi ‘lei dà le aree ai suoi amici per ottenere i voti’. Gli ho fatto presente che la concessione dei dehor era una questione del tutto diversa e che poteva comunque fare ricorso alle autorità competenti”. La querela in realtà sarebbe stata presentata in seguito ad altri episodi: un post sul profilo Facebook dello stesso Cerrina, con accuse di analogo tenore, e una nota inviata al Comune di Limone, al comando di Polizia Municipale e al prefetto nella quale si accusava il sindaco di ritenersi “al di sopra della legge”.
Il sindacalista ha ammesso di essere arrivato all’incontro con Riberi in stato di agitazione, ma si è giustificato dicendosi discriminato: “Il sindaco mi aveva escluso dall’incontro con le associazioni, sostenendo che gli altri delegati non volessero sedersi con me. Cosa assolutamente falsa, dato che la raccolta firme contro lo spostamento era stata promossa insieme a loro”. Cerrina ha inoltre precisato di non aver parlato di voto di scambio: “Non ho mai voluto offendere il sindaco, che del resto non conoscevo”. In merito al trasferimento del mercato ha ribadito di ritenere comunque illegittima la decisione assunta, sia nel metodo che nel merito: “Le concessioni di posteggio sono in uso agli ambulanti per dieci anni. Il sindaco poteva sospenderle per via dell’emergenza Covid, ma non revocarle per assegnarle ai dehor dei bar come si è fatto. Inoltre la nuova sede del mercato in piazza Boccaccio è alla confluenza tra due fiumi ed è a rischio esondazione in caso di nuova alluvione”.
Esaurita l’istruttoria il pubblico ministero Alessandro Bombardiere ha chiesto per l’imputato la pena di sei mesi di reclusione e 600 euro di multa, ritenendo provata la diffamazione sia nelle mail che nel post di Facebok. “Il processo politico è avvenuto in seno al Consiglio comunale, se si ravvisano irregolarità c’è la possibilità di attivare ricorsi ma questo non è stato fatto” ha sottolineato l’avvocato di parte civile Enrico Collidà: “Si può discutere anche animatamente nell’ambito sindacale, ma senza insultare la controparte”. Per il legale di Cerrina, l’avvocato Giulio Magliano, la condotta di Cerrina doveva essere invece scriminata dal diritto di critica sindacale: “Cerrina fa le veci degli ambulanti che sono gli ultimi tra gli ultimi nella scala del commercio, sia sotto il profilo ambientale che delle tutele lavorative. Tanti di loro sono stranieri, se non ci fossero i sindacati queste persone non avrebbero difese”. In merito all’imputazione, il difensore ha rilevato l’insussistenza della diffamazione sia per la mail, inviata allo stesso Comune di Limone e al prefetto, sia per il post su Facebook dove “non si parlava di voto di scambio né di favoritismi”.
Il giudice Elisabetta Meinardi ha ritenuto provata la diffamazione in riferimento alla sola pubblicazione via social e ha condannato l’imputato a 1000 euro di multa e a risarcire con 5000 euro la parte offesa. Per quanto riguarda la mail, invece, il verdetto è di assoluzione. Un responso che tuttavia non placa la contesa politica tuttora in atto: “Torneremo a Limone a raccogliere le firme perché tutti sono scontenti di quella soluzione. Gli ambulanti se ne stanno andando tutti e ci sono sedi più adatte per il mercato” ha annunciato Cerrina. Riberi, dal canto suo, ribadisce la validità della scelta adottata: “Pochi mesi dopo l’elezione ho dovuto affrontare il problema della pandemia e poi l’alluvione. Ho preso provvedimenti anche impopolari, ma sempre per il bene della comunità”.
a.c.
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