Fece suonare inni della Rsi sulla pista di pattinaggio: a processo per apologia di fascismo
La denuncia dei carabinieri di Limone era scattata dopo la pubblicazione di un video da parte di un passante. La difesa: “Nessuna nostalgia, solo canti militari”Deve rispondere di apologia di fascismo, in base alla legge Scelba del 1952, il dipendente della pista di pattinaggio di Limone Piemonte che nel febbraio 2019 avrebbe fatto risuonare le note di un inno della Repubblica Sociale Italiana mentre effettuava le operazioni di pulizia serali dell’impianto.
La denuncia era partita da un video anonimo della durata di un minuto, pubblicato online tra molte polemiche e ripreso da Tgcom24, dove un passante aveva registrato le note di un paio di canzoni diffuse dallo stereo della pista. La registrazione è di bassa qualità e inframmezzata dai rumori di fondo delle auto di passaggio, ma si può distinguere almeno la prima delle due: si tratta del canto “A noi la morte non ci fa paura”, noto anche come inno del Battaglion Toscano, un motivo ripreso dall’aria dei bersaglieri intitolata “Vent’anni allegramente” e divenuto popolare tra le truppe repubblichine durante la guerra civile.
Il gestore dell’impianto D.S., 43enne residente in paese, è stato per questo rinviato a giudizio in base all’articolo 4 della legge Scelba che punisce l’esaltazione di “esponenti, principii, fatti o metodi del fascismo oppure le finalità antidemocratiche proprie del partito fascista” e che prevede la reclusione fino a due anni. Stamani il giudice ha ascoltato la testimonianza del maresciallo dei carabinieri Giorgio Carboni che avviò le indagini a seguito della diffusione del video: “D.S. sosteneva di aver diffuso ‘canzoni militari’, riproducendole tramite il suo cellulare da YouTube. Dagli accertamenti è emerso che non si trattava di Faccetta nera, come riportato da Tgcom24 e da varie testate giornalistiche, bensì di un inno delle Brigate Nere”. Il maresciallo ha confermato che la messa in onda della canzone incriminata era avvenuta in orario serale, in un momento in cui l’area era chiusa al pubblico per la pulizia e la manutenzione. La scarsa presenza di auto nel parcheggio attiguo porterebbe a desumere che il video sia stato registrato durante un giorno feriale.
Il titolare della società che per conto del Comune di Limone Piemonte gestisce in concessione la pista di pattinaggio ha confermato che D.S. era solito fermarsi dopo l’orario di chiusura: “Non credo che fosse solito mettere in stereo canzoni del Ventennio e nemmeno che le cercasse apposta: aveva una certa predilezione per le canzoni militari”. Dopo la denuncia di alcune organizzazioni antifasciste e il biasimo dell’allora sindaco Angelo Fruttero il datore di lavoro aveva chiesto al gestore di fare maggiore attenzione alla scelta dei brani: “Non ho preso provvedimenti, gli ho solo domandato di non mettere più musiche militari per evitare fraintendimenti”.
Per l’avvocato Luca Esposito, che insieme alla collega Alessandra Maini difende l’imputato, si tratta appunto di un banale equivoco: “D.S. inseriva marce militari dalle playlist di YouTube: in queste raccolte può capitare una canzone del Ventennio così come l’inno della Brigata Sassari o un canto alpino. In ogni caso non c’è mai stata una scelta deliberata da parte sua”. Al netto della difficoltà a distinguere l’audio di quella musica, per la difesa è inesistente ogni intento apologetico: “La legge Scelba vieta di inneggiare ai principi del disciolto partito fascista: andare a una manifestazione facendo il saluto romano è ben altra cosa rispetto all’essere appassionati di marce militari, in virtù dei propri trascorsi nell’esercito”.
L’udienza è stata rinviata al 3 giugno per la discussione finale.
Andrea Cascioli
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