Fermato per spaccio, lanciò un tronco ai Carabinieri: roccavionese a processo insieme al figlio
Il 53enne venne arrestato in paese una settimana dopo. In casa aveva dosi di hashish, marijuana e cocainaGià da un po’ di tempo le forze dell’ordine tenevano d’occhio i due roccavionesi individuati come sospetti spacciatori e avevano deciso di andare ‘a colpo sicuro’. Per questo il 30 maggio scorso era stata predisposta un’operazione coordinata dalla Compagnia Carabinieri di Borgo San Dalmazzo con il supporto del Nucleo Investigativo di Cuneo. Alcuni militari in borghese si erano piazzati in vari punti del paese per segnalare i movimenti del 53enne P.C. e del figlio 27enne J.C., entrambi residenti in una borgata di Roccavione.
In tarda mattinata, P.C. era stato visto cedere una dose di stupefacenti a un giovane, ma gli uomini dell’Arma non erano riusciti a intercettare il presunto acquirente. Poco dopo il 53enne si era allontanato insieme al figlio e al loro cane, salendo sull’auto di un conoscente che avrebbe dovuto riportarli a casa. I Carabinieri avevano quindi deciso di fermare la vettura e far scendere i suoi occupanti: “P.C. stava masticando qualcosa: quando gli ho chiesto di cosa si trattasse, si è sfilato la dentiera e mi ha spinto contro la macchina. Poi si è messo a correre verso il bosco” ha testimoniato l’appuntato scelto Davide Termini.
Il militare si era lanciato all’inseguimento nella boscaglia insieme a un collega, l’appuntato scelto Emanuele Bellandi. Quest’ultimo ha riferito di aver visto il fuggitivo salire su un pendio e far rotolare un tronco di circa un metro verso chi lo stava rincorrendo: “L’ho visto girarsi verso di noi. Il tronco mi ha colpito alla caviglia e ho dovuto interrompere l’inseguimento, poco dopo ha seminato anche il mio collega”. P.C. era riuscito così a darsi alla macchia: sarebbe stato arrestato solo pochi giorni dopo, nei pressi di un bar di Roccavione.
Anche suo figlio J.C. aveva cercato di sottrarsi al controllo, ma con meno fortuna: il carabiniere a cui aveva assestato una spallata nel tentativo di fuggire lo aveva subito bloccato. In seguito avrebbe accompagnato le forze dell’ordine nella perquisizione domiciliare senza più opporre resistenza. Nell’abitazione, le unità cinofile avevano rinvenuto circa 90 grammi di hashish, 2 grammi di marijuana, 0,21 grammi di cocaina e altro materiale utile per il confezionamento e la pesatura delle dosi, oltre a tre coltelli a serramanico e un tirapugni. Durante la perquisizione era stata sequestrata anche un’agenda con varie cifre segnate: secondo gli inquirenti, potrebbe riportare annotazioni relative allo smercio di droga.
I due imputati devono rispondere dei reati di detenzione a fini di spaccio di stupefacenti, resistenza e detenzione abusiva di armi, cui si aggiunge per il più anziano anche l’imputazione di lesioni a pubblico ufficiale. Al termine dell’udienza odierna, il giudice Sandro Cavallo ha disposto la revoca degli arresti domiciliari per P.C., imponendogli però l’obbligo di firma giornaliero per un anno.
La conclusione del processo è prevista per la prossima udienza fissata al 25 febbraio 2020.
a.c.
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