Finte partite Iva agli immigrati, a processo il ‘procacciatore d’affari’ del contabile Bruno
L’imputato avrebbe promesso agli stranieri una veloce messa in regola, grazie ai buoni uffici del professionista cuneese già condannato a tre anni in questa vicendaAvrebbe agevolato la permanenza in Italia di venti cittadini stranieri, tutti immigrati nordafricani, instradandoli presso un contabile “amico” che apriva a loro nome finte partite Iva. Quel contabile è il cuneese Danilo Bruno, già al centro di un vasto scandalo scoppiato nel 2014 a seguito di indagini della Finanza.
Secondo le accuse, il 51enne marocchino S.Z. si sarebbe occupato di procacciare i clienti per lo studio del professionista, il quale veniva presentato come commercialista: “Un mio conoscente mi ha suggerito di andare davanti alla Questura, avrei trovato una persona che aiutava la gente con la pratica del permesso di soggiorno” ha raccontato un testimone, ammettendo inoltre di essersi trasferito a Cuneo da Bergamo per tre mesi solo per poter ricevere il sospirato documento.
L’apertura delle partite Iva veniva retrodatata e venivano predisposti conti economici fittizi, relativi alle ditte individuali di cui gli immigrati risultavano titolari, nonché dichiarazioni fiscali mai trasmesse all’Agenzia delle Entrate e finti crediti sul pagamento dei contributi previdenziali. In questo modo la documentazione poteva essere inoltrata all’Ufficio Immigrazione della Questura per ottenere un rinnovo del permesso di soggiorno per lavoro autonomo, a nome di stranieri che perlopiù lavoravano in nero o in maniera saltuaria.
Il meccanismo messo in piedi tra il 2015 e il 2016 si sarebbe giovato secondo gli inquirenti della collaborazione del maghrebino, che a detta dei testimoni aveva perfino una sua “agenzia” a Fossano. Le tariffe erano sempre le stesse: tra i 150 e i 250 euro il compenso del contabile, tra i 30 e i 50 euro il prezzo pagato all’intermediario che li indirizzava presso lo studio di corso Giolitti a Cuneo.
Per questa vicenda Danilo Bruno ha già definito la sua posizione con un patteggiamento, ricevendo una condanna a tre anni di carcere per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Ulteriori sei anni di pena per appropriazione indebita e reati fiscali gli sono stati comminati nel maggio 2019 a seguito di un procedimento con ben 102 capi d’imputazione che riguardava altri ambiti della sua attività professionale. Le indagini, portate avanti dal sostituto procuratore Alberto Braghin, erano state avviate dopo che alcuni clienti avevano scoperto attraverso i solleciti dell’Agenzia delle Entrate di non aver pagato le imposte dovute.
Il processo a carico di S.Z., accusato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e falso ideologico, è stato rinviato all’8 febbraio prossimo per l’esame dell’imputato.
a.c.
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