Giro di spaccio “a gestione familiare”, in sei a processo
Un 42enne di Dronero coinvolto nelle indagini, insieme a moglie e quattro parenti stretti. Con altri presunti complici avrebbero gestito un traffico di coca in paeseC’era il “capo” e c’erano i suoi “operai”, come lui stesso nelle conversazioni telefoniche definiva un cugino e presunto collaboratore nello spaccio di cocaina. G.D.S., classe 1981, palermitano residente a Dronero, è accusato insieme alla moglie M.B. (classe 1986), al cognato F.B. (classe 1981, anch’egli residente a Dronero), al cugino S.P. (classe 1983, residente a Palermo) e a due presunti complici, L.T. (classe 1960, residente a Cuneo) e F.Z. (classe 1983, residente a Villafalletto, cittadino albanese). Nelle indagini sono stati coinvolti anche il padre del principale imputato, A.D.S., ormai deceduto, e il fratello, F.D.S., la cui posizione è stata stralciata.
A mettere sul chi va là gli agenti della Questura di Cuneo era stata una soffiata ricevuta nel febbraio del 2017. Si parlava di un traffico di droga a Dronero: l’appostamento davanti a casa di G.D.S. aveva portato all’individuazione di due presunti acquirenti, uno dei quali aveva in effetti due “cipollette” di cocaina appena acquistate. La successiva perquisizione aveva portato al sequestro di 28 grammi di polvere bianca, dieci dei quali ancora da confezionare. Nell’abitazione, dove il palermitano risiedeva insieme alla moglie, al padre e a un cugino loro ospite, c’era anche un bilancino di precisione.
G.D.S. era stato arrestato e sottoposto all’obbligo di dimora, mentre i poliziotti battevano la pista che li avrebbe portati ai fornitori. Si era arrivati così a individuare dapprima l’albanese di Villafalletto e poi un pregiudicato italiano, N.G., in seguito deceduto. “Dopo il primo arresto - ricorda l’ispettore Cristian Mazzola - si era lamentato al telefono con un parente del fatto che il suo ‘operaio’, il cugino S.P., non si fosse accollato la responsabilità del possesso di droga, come avrebbe dovuto fare”. In compenso altri familiari avrebbero portato avanti l’attività nel periodo in cui il “capo” era impossibilitato a farlo: “Lui faceva da referente con i clienti e se non era presente chiamava il padre, avvertendolo su chi doveva passare per comprare una o più dosi”. Entrambi sarebbero stati arrestati due volte nel corso delle investigazioni: nel complesso, al padre erano stati sequestrati 54 grammi di cocaina, equivalenti a circa 56 dosi medie giornaliere. Al figlio una ventina di involucri con quasi 25 grammi di cocaina (una quindicina di dosi) e una minima quantità di cannabis.
Il linguaggio utilizzato nelle conversazioni al telefono era criptico, almeno all’inizio. Gli inquirenti però erano riusciti a individuare i passaggi più significativi, come quando, subito dopo l’arresto del padre, G.D.S. aveva attivato il fratello perché recuperasse in fretta le somme dovute dai clienti e acquistasse altra droga. Grazie a una “cimice” piazzata sull’auto di F.Z., la Squadra Mobile aveva scoperto il punto in cui veniva nascosta la droga: in località Morra, poco distante dalla provinciale che unisce Villafalletto a Dronero, c’era una confezione con 14 grammi di cocaina, chiusa col nastro adesivo e infilata sotto una catasta di legno.
I successivi colpi inferti alla “ditta di famiglia” avrebbero però costretto i due fratelli a trovare altri canali, di fronte al rifiuto dell’albanese di continuare a rifornirli. Così era entrato in gioco N.G., un soggetto già noto alle forze dell’ordine, conosciuto anche come frequentatore abituale di una sala giochi in corso Nizza. Qui F.D.S., indirizzato dal fratello, lo avrebbe approcciato per il tramite di un loro cliente macedone, J.Z., indagato a sua volta e già giudicato: “Le conversazioni erano esplicite, - spiega Mazzola - il capo dell’organizzazione lo usava come un suo ‘cavallino’, visto che era anche in debito con lui”. A porre fine al traffico sarebbe stato il secondo arresto di G.D.S., avvenuto mentre rientrava da Cuneo sull’auto guidata dal cognato: gli agenti lo avevano fermato sulla statale, dove poco prima si era disfatto di un sacchetto con dieci grammi di codeina, una sostanza oppioide.
Il 18 dicembre il giudice ascolterà i residui testi e l’esame degli imputati.
a.c.
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