“Hai preso a calci il mio gatto”: scoppia la rissa tra vicini a San Damiano Macra
Due imputati di lesioni, marito e moglie, sono stati assolti dal giudice. Il diverbio si era scatenato dopo una serie di dissapori tra i residenti della zonaCi sarebbe stato un calcio assestato in malo modo a un micio incolpevole, all’origine della zuffa scoppiata tra vicini di casa nell’agosto del 2020, a San Damiano Macra. La donna accusata, F.M., ha negato di aver colpito il gatto e così pure di aver aggredito il proprietario che era venuto a chiedergliene conto. Anche suo marito, G.R., era chiamato a rispondere in concorso di lesioni personali.
I due si erano opposti a un decreto penale, ottenendo un processo di fronte al giudice. Qui sono sfilati i vari testimoni della vicenda, che trae origine in realtà dall’ostilità fra la coppia imputata e un’altra famiglia del vicinato: tra i due nuclei, quel giorno, c’erano stati screzi a seguito di un ritrovo conviviale. Sentendo provenire musica da un cellulare, a suo dire ad un volume troppo alto, G.R. aveva provocato rumori accendendo un gruppo elettrogeno, per ridurre i vicini “a miti consigli”. A sua volta era stato colpito da una caraffa d’acqua ed era così esploso il diverbio.
Il proprietario del gatto, residente in un’altra abitazione ed estraneo alla lite, sostiene di essere intervenuto solo dopo aver visto la donna maltrattare il povero animale, che aveva avuto la sola colpa di trovarsi in mezzo in un momento già concitato. L’uomo ha riferito di essere stato preso a ceffoni dalla signora in seguito alle sue proteste, poi trattenuto alle spalle dal marito e malmenato con uno zoccolo. L’imputato, secondo l’accusa, l’aveva addirittura trascinato a terra dopo avergli stretto una corda attorno al collo. Opposta la versione degli imputati, secondo i quali sarebbe stato il querelante ad avventarsi contro di loro, senza che nessuno avesse fatto alcun male al micio.
Il pubblico ministero Gianluigi Datta aveva una condanna a sei mesi per l’uomo e ad otto mesi per sua moglie: “La versione degli imputati non sta in piedi a fronte delle testimonianze terze” ha sostenuto il rappresentante della pubblica accusa, menzionando anche la rottura degli occhiali subita dalla persona offesa. L’avvocato di parte civile Gabriella Chiapella aveva puntualizzato che il suo assistito non era stato ricoverato solo a causa delle circostanze: “Era l’agosto 2020, poco dopo il primo lockdown. L’aggredito ha comunque riportato escoriazioni visibili”.
La disamina degli atti e delle testimonianze offerta dalla difesa, con l’avvocato Attilio Martino, ha portato a una differente interpretazione dell’accaduto: “Sicuramente quel giorno c’è stata una colluttazione, ma nella dinamica raccontata dagli imputati”. Ad avvalorare questa testi, secondo il difensore, il fatto che la persona offesa sarebbe stato troppo lontano dal punto in cui si trovavano i vicini per accorgersi di un’eventuale violenza sul gatto: “Per poter dire di aver visto il calcio sarebbe dovuto essere presente sul posto, non a casa sua a decine di metri di distanza”. Anche le ferite riportate, ha aggiunto il legale, sarebbero incompatibili con la dinamica descritta: “Nel referto dell’ambulanza non c’è nessuna evidenza di ecchimosi al viso e i carabinieri non hanno visto nulla di significativo. Inoltre, chi viene tirato da dietro con una corda al collo dovrebbe avere escoriazioni sul lato frontale del collo. I sanitari ci dicono però che erano dalla parte opposta”.
All’esito dell’istruttoria, il giudice Emanuela Dufour ha assolto entrambi gli imputati.
a.c.
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