Il 2024 nelle aule di giustizia: ecco i verdetti che hanno segnato l’ultimo anno nella Granda
L’appello sul Tenda bis e il rogo di Monticello tra i casi che hanno fatto più discutere. Dopo sette anni c’è una sentenza anche per il crollo del viadotto di FossanoÈ stato un altro anno intenso sul fronte della cronaca giudiziaria. Ve lo abbiamo raccontato, come sempre, lì dove le voci di corridoio lasciano il posto alla giustizia “vera”, nelle aule di tribunale: ascoltando centinaia di ore di processi, ricostruzioni, testimonianze, requisitorie dei pm e arringhe degli avvocati.
Non è scontato, sappiatelo. Una cattiva abitudine di molta stampa è quella di gonfiare a dismisura gli atti - o qualche volta i semplici “si dice” - nella fase delle indagini preliminari, scordandosi tutto quello che viene dopo. Col risultato che magari ci si ritrova, anni dopo, a dar conto in poche righe e lontano dalle prime pagine di assoluzioni che appaiono assurde, perché nel frattempo il castello accusatorio è caduto a pezzi. Questo malcostume è all’origine di provvedimenti altrettanto deleteri, come la “legge bavaglio” approvata a inizio dicembre dal Consiglio dei ministri, su iniziativa del deputato cuneese Enrico Costa. Riguarda il divieto di pubblicazione testuale delle ordinanze che applicano misure cautelari, compresi i dialoghi intercettati. Col risultato, paradossale, che ora si dovranno parafrasare anche le ordinanze dei giudici, non potendole citare come virgolettati.
Tornando a noi, il 2024 che si chiude ha visto altri casi giudiziari affacciarsi dalla Granda sulla ribalta nazionale. Su tutti si segnalano gli sviluppi dell’inchiesta su Alessandra Balocco e Chiara Ferragni per il caso del pandoro Pink Christmas, che la Procura di Cuneo aveva conteso a quella di Milano. Sempre a Milano si attendono gli esiti di due indagini per falso in bilancio e bancarotta fraudolenta che riguardano il ministro cuneese Daniela Santanchè. Dalle stanze della questura e delle caserme dei carabinieri alle aule dei tribunali, due fenomeni continuano ad allarmare nella nostra provincia: uno è quello della violenza domestica, di cui abbiamo parlato a inizio anno con il procuratore capo Onelio Dodero. L’altro è il caporalato, tornato alla ribalta con l’inchiesta “Iron Rod” dello scorso agosto, il patteggiamento degli indagati della Europoll di Caraglio e la conferma, in appello, della sentenza contro Momo Tassembedo e gli imprenditori saluzzesi protagonisti del primo processo per intermediazione illecita di manodopera nel nord Italia.
Alcune vicende che hanno inciso nella carne viva della nostra provincia sono arrivate a un verdetto, sebbene non conclusivo. Su tutte il processo per il crollo del viadotto “La Reale” di Fossano, risalente al 2017: c’è voluto l’impegno di un giovane giudice, Giovanni Mocci, per finire a tempo di record l’istruttoria prima che il suo trasferimento rischiasse di far saltare di nuovo tutto. Ha invece il sapore della beffa l’appello sul processo per i furti al cantiere del Tenda bis: una sorta di “assoluzione per aver commesso il fatto”, con la corte che ha riconosciuto le ruberie ma derubricato in appropriazione indebita, improcedibile in mancanza di una querela. Le sentenze si rispettano, sempre: il che non vuol dire che non si possano discutere.
Il 2025 in arrivo porterà con sé sviluppi decisivi su una serie di inchieste e processi. L’indagine sulle presunte torture ai detenuti nel carcere di Cuneo, che vede 35 agenti sotto accusa tra cui l’ex comandante della Polizia Penitenziaria del Cerialdo, è alle battute finali: si attendono le richieste di rinvio a giudizio. La Procura dovrà fare le sue mosse anche sul caso di corruzione elettorale che coinvolge Elisa Tarasco, candidata di Fratelli d’Italia alle ultime regionali, insieme al marito. Sono sei gli indagati per la tragica morte di Anisa Murati, la bimba di sei anni annegata a luglio nel laghetto del bioparco di Caraglio: il fatto di cronaca più doloroso tra quelli che abbiamo purtroppo dovuto raccontare quest’anno. Poi ci sono le vicende su cui un pronunciamento dei giudici c’è già stato, oppure è atteso: a Torino il processo di appello a Mario Roggero, il gioielliere che uccise nel 2021 a Grinzane Cavour, condannato a 17 anni di carcere in primo grado. Ad Asti, i verdetti sui processi Feudo e Feudo 2, dove sono imputati gli ex sindaci di Santo Stefano Roero, Vezza d’Alba e Montaldo Roero. Mentre a Cuneo arriverà a sentenza, tra gli altri, il processo per diffamazione che vede imputato Alberto Bertone, ad dell’Acqua Sant’Anna, denunciato dai concorrenti di Acqua Eva. Quello nei confronti dell’ex presidente di Mondo Acqua Gino Ghiazza e dei coimputati, per turbativa d’asta, potrebbe invece concludersi con la prescrizione.
FEBBRAIO
Apriamo la rassegna con un caso da “strano ma vero”. La più repentina tra le sparizioni da casa, motivata dalla scusa di andare a lavare l’auto. Per tre anni l’uomo, all’epoca residente a Busca, non si è più fatto vedere. In tribunale è stato condannato a sette mesi di reclusione e a un risarcimento per ciascuno dei tre figli. Pare che l’imputato, di origini lombarde, fosse recidivo, a quanto racconta l’ex convivente: “Ha avuto due figli con una precedente compagna e non gli ha mai dato niente: si vede che per lui è normale così”.
MARZO
Non un caso di legittima difesa, ma un atto di giustizia privata. Non un uomo incapace di ragionare, ma solo una persona arrabbiata. Questo pensano i giudici della Corte d’Assise di Asti di quanto accaduto a Grinzane Cavour nell’aprile del 2021. Mario Roggero, titolare di una gioielleria, dopo aver subito una rapina freddò due dei malviventi nell’auto su cui si accingevano a scappare, ferendo il terzo. A fine anno l’esercente lamorrese è tornato a far parlare di sé, dopo il divieto di espatrio e il sequestro dei conti disposto dal tribunale: progettava la fuga in Tunisia, secondo i magistrati. Intanto si attende l’appello.
MAGGIO
Summum ius, summa iniuria, dicevano gli antichi romani a proposito di applicazioni tanto arzigogolate del diritto da sfociare nell’ingiustizia. Il “non doversi procedere” nei confronti dei cinque imputati per i furti sul cantiere del Tenda bis, pronunciato dalla Corte d’Appello di Torino dopo la condanna in primo grado, aggiunge altri spunti di polemica alla vicenda, già in sé paradossale, del “cantiere della vergogna”. Duecento tonnellate di ferro rubate per un guadagno di decine di migliaia di euro: il meno, in confronto a quanto è costato il sequestro del cantiere in termini di anni e soldi persi. Nessuno, forse, pagherà.
GIUGNO
È stato di certo uno dei furti più clamorosi avvenuti negli ultimi anni, per l’entità del bottino e più ancora per le sue modalità. Parliamo di oltre due milioni di euro, prelevati dalle casse del Prestito Sociale Coop tra Mondovì e Cairo Montenotte da una dipendente infedele. Marzia Cidale è stata condannata a nove anni di prigione per aver “ripulito” i libretti di 105 correntisti a Mondovicino. Per lei nessuna attenuante: “Non ha neppure riconsegnato le chiavi della cassaforte” si legge in sentenza.
LUGLIO
L’accusa di diffamazione è arrivata dopo una campagna elettorale senza esclusione di colpi, tra il sindaco uscente di Casteldelfino Alberto Anello e lo sfidante - poi vincitore - Domenico Amorisco. Quest’ultimo riteneva lesiva del suo onore una frase pronunciata in consiglio comunale, riguardante la presenza di wc nel municipio e l’età avanzata del neosindaco. È finita con un nulla di fatto, perché la denuncia non era autenticata: per Anello, comunque, il pm aveva chiesto l’assoluzione.
SETTEMBRE
Un altro verdetto che ha fatto molto discutere è quello pronunciato ad Asti, in abbreviato, nei confronti di Stanka Batashka. La bulgara è colpevole dell’incendio in cui morì il commerciante 36enne Jie Hu, a Monticello d’Alba. Otto anni di carcere per una sfilza di reati che comprendono anche un analogo incendio a scopo di furto, una rapina armata in abitazione e cinque furti tra l’Astigiano e il Cuneese. Troppo poco, secondo il legale della famiglia: il cinese Hu, per tutti “Davide”, era padre di tre figli e viveva in Italia da anni, a Santa Vittoria d’Alba.
Quattro condanne, otto assoluzioni con formula ampia, più una serie di risarcimenti verso le parti civili: il ministero delle Infrastrutture, l’Anas e la Provincia di Cuneo. Dopo sette anni e mezzo c’è una sentenza per il crollo del viadotto “La Reale” lungo la Statale 231, nei pressi di Fossano. Un disastro consegnato alla storia dall’immagine di una volante dei carabinieri, per fortuna vuota, sepolta sotto tonnellate di cemento. Colpa di un difetto di costruzione: un “peccato originale” emerso decenni dopo.
NOVEMBRE
Si è chiusa con un patteggiamento l’inchiesta “Iron Rod” della Questura di Cuneo, cui va il merito di aver scoperchiato il “vaso di Pandora” del caporalato tra i filari delle Langhe. Ai tre caporali, tutti stranieri al servizio delle imprese locali, pene comprese fra otto mesi e un anno e multe per qualche migliaio di euro. Poca cosa, in confronto all’entità del fenomeno: il video di uno degli accusati, sorpreso a picchiare un bracciante con un picchetto di ferro, ha riaperto un dibattito più che mai attuale.
È stato l’ennesimo colpo di scena di un “cold case” che si trascina da ventotto anni, quello sulla morte della 24enne Nada Cella a Chiavari, nel maggio 1996. Annalucia Cecere, ex maestra che proprio in quell’anno trasferì vita e affetti a Cuneo, andrà a processo con l’accusa di omicidio. Lo ha deciso la Corte d’Appello di Genova ribaltando la decisione del giudice dello scorso marzo. Nel 2025 si celebrerà il processo in cui la famiglia della vittima aveva sperato, invano, per quasi tre decenni.
DICEMBRE
Nessuna responsabilità, da parte del gestore dell’impianto, per la morte di Andrea Pastor, il vigile del fuoco imperiese morto dopo un salto in bici a Viola St. Grée. Era, hanno sottolineato le difese, il primo processo per un episodio del genere in Italia riguardante il downhill, disciplina “estrema” amata dai mountain bikers più esperti. Pastor senza dubbio lo era: per la sua morte, provocata secondo la Procura da omissioni nella sicurezza della pista, era stata chiesta una condanna di due anni.
Andrea Cascioli
CUNEO Tribunale - Cronaca - Giustizia - processo - 2024