Incidente sulle piste da sci, l’ex caposervizio della Lift di Limone si difende
Nel 2016 lo sganciamento di un cavo elettrico ferì un genovese. L’imputato, accusato di lesioni personali colpose, punta il dito sull’azienda: ‘Non ero formato per quel compito’
Prosegue in tribunale a Cuneo il processo per lesioni personali colpose a carico di N.S., ex caposervizio della società Lift che gestisce le piste da sci del comprensorio Riserva Bianca di Limone Piemonte.
I fatti risalgono al 29 marzo 2016, quando lo sganciamento improvviso di un pesante cavo elettrico travolse un genovese che si trovava nei pressi della pista Alpetta per seguire l’allenamento del figlio. L’uomo finì in ospedale per trauma cranico e frattura del femore, con prognosi di 40 giorni.
All’origine dell’incidente un cavo in pvc, utilizzato nei giorni precedenti per il cronometraggio di una gara di slalom, che alcuni volontari addetti al servizio gare stavano riavvolgendo. Insieme ai volontari avevano preso parte alla rimozione del cavo anche G.B., all’epoca direttore delle piste, e N.S., che la Procura ha individuato come responsabile della sicurezza nelle sue funzioni di caposervizio e manutentore elettrico e meccanico degli impianti di risalita.
Dopo la ricostruzione degli eventi effettuata dal perito dell’accusa nella precedente udienza, oggi è stato il turno dell’imputato che ha fornito la propria versione dei fatti. Quel giorno, il mattino dopo Pasquetta, l’uomo era impegnato nel consueto giro di controllo delle piste e si era imbattuto nel gruppo dei volontari nei pressi della zona di arrivo della cabinovia Bottero.
Su richiesta di questi ultimi, insieme al collega G.B., il tecnico aveva accettato di prendere parte alle operazioni di riavvolgimento sebbene - a quanto da lui affermato - questa procedura non rientrasse tra le sue mansioni e non l’avesse mai effettuata in precedenza.
N.S., assistito dall’avvocato Sommacal, ha affermato inoltre di non essersi accorto della presenza di una persona nelle vicinanze - a suo giudizio, sarebbe toccato al direttore piste verificarlo - e di aver appreso dell’incidente solo a seguito della segnalazione via radio da parte di chi si trovava a monte.
“Non mi è mai stato consegnato o illustrato un documento sulla sicurezza relativo a queste operazioni, e nemmeno se n’è parlato durante i corsi di aggiornamento, perché si tratta di attività legate ai volontari” ha dichiarato l’ex dipendente della Lift, che riferisce di essersi dimesso dal suo impiego lo scorso anno “anche a seguito di questa vicenda”.
Al termine dell’udienza, il giudice ha dichiarato conclusa l’istruttoria e fissato la discussione al prossimo 13 dicembre.
I fatti risalgono al 29 marzo 2016, quando lo sganciamento improvviso di un pesante cavo elettrico travolse un genovese che si trovava nei pressi della pista Alpetta per seguire l’allenamento del figlio. L’uomo finì in ospedale per trauma cranico e frattura del femore, con prognosi di 40 giorni.
All’origine dell’incidente un cavo in pvc, utilizzato nei giorni precedenti per il cronometraggio di una gara di slalom, che alcuni volontari addetti al servizio gare stavano riavvolgendo. Insieme ai volontari avevano preso parte alla rimozione del cavo anche G.B., all’epoca direttore delle piste, e N.S., che la Procura ha individuato come responsabile della sicurezza nelle sue funzioni di caposervizio e manutentore elettrico e meccanico degli impianti di risalita.
Dopo la ricostruzione degli eventi effettuata dal perito dell’accusa nella precedente udienza, oggi è stato il turno dell’imputato che ha fornito la propria versione dei fatti. Quel giorno, il mattino dopo Pasquetta, l’uomo era impegnato nel consueto giro di controllo delle piste e si era imbattuto nel gruppo dei volontari nei pressi della zona di arrivo della cabinovia Bottero.
Su richiesta di questi ultimi, insieme al collega G.B., il tecnico aveva accettato di prendere parte alle operazioni di riavvolgimento sebbene - a quanto da lui affermato - questa procedura non rientrasse tra le sue mansioni e non l’avesse mai effettuata in precedenza.
N.S., assistito dall’avvocato Sommacal, ha affermato inoltre di non essersi accorto della presenza di una persona nelle vicinanze - a suo giudizio, sarebbe toccato al direttore piste verificarlo - e di aver appreso dell’incidente solo a seguito della segnalazione via radio da parte di chi si trovava a monte.
“Non mi è mai stato consegnato o illustrato un documento sulla sicurezza relativo a queste operazioni, e nemmeno se n’è parlato durante i corsi di aggiornamento, perché si tratta di attività legate ai volontari” ha dichiarato l’ex dipendente della Lift, che riferisce di essersi dimesso dal suo impiego lo scorso anno “anche a seguito di questa vicenda”.
Al termine dell’udienza, il giudice ha dichiarato conclusa l’istruttoria e fissato la discussione al prossimo 13 dicembre.
a.c.
LIMONE PIEMONTE Montagna - Limone Piemonte - incidente - Piste da sci - Cronaca