La guerra tra bar e residenti di via Pellico è in tribunale: “Ma noi gestori ci facciamo carico del disagio”
Sotto accusa la polleria sudamericana Chicken King e il bar Mirela: “Sembrava di essere a un concerto di Bruce Springsteen” dichiara uno dei vicini“Al Chicken King le urla da stadio iniziavano nel pomeriggio, mentre nel caso di Mirela il problema era più nei weekend, per via del karaoke. Ricordo una sera di giugno in cui ho sentito la musica tornando a casa, sembrava di essere a un concerto di Bruce Springsteen”. Così sintetizza la questione uno dei residenti di via Silvio Pellico che hanno avviato una causa legale contro i due locali cuneesi, situati nell’area più multietnica e anche più “chiacchierata” del capoluogo.
Le esercenti della polleria sudamericana al civico 7 (che nel frattempo ha cambiato gestione) e della tavola calda affacciata su piazzale Libertà sono chiamate a rispondere di disturbo della quiete pubblica. Il primo locale, soprattutto, è da anni al centro delle polemiche: nel biennio 2020-2021, quello interessato dalla querela, si contano almeno quattro o cinque interventi della Questura e dei vigili urbani. “Da parte del Chicken c’era una sordità assoluta alle richieste: rispondevano ‘noi siamo fatti così’, ma gli abbiamo fatto notare che in quel posto dovevamo vivere in molti” dice l’ex vicino. La querela, conferma la moglie, è stata proprio “l’ultimo atto di fronte all’impossibilità di parlarsi”: “Ci sono stati moltissimi tentativi per arrivare a una conciliazione. Abbiamo fatto perfino due incontri con un facilitatore arrivato da Torino e il presidente del comitato di quartiere Francesco Carbonero è andato più volte a parlare con gli esercenti”.
La signora dice anche di essere consapevole che non tutti i loro guai venissero dai due ritrovi finiti “nel mirino”: “Purtroppo vari locali vendono alcol a basso prezzo e attorno si radunano le persone. Togliere le panchine è stato un po’ un segno di sconfitta: alla fine sono state rimosse perché per alcuni locali, ma non il Chicken né il Mirela, erano diventate un dehors”. Un altro residente della zona, un 65enne che abitava nello stesso stabile del bar Mirela, dice di essersi trasferito dopo quasi trent’anni, proprio perché esasperato dalla situazione: “Quattro o cinque anni fa entrambi i locali hanno iniziato a fare karaoke e mettere musica alta al sabato, nonostante le nostre proteste continuavano fino alle due di notte. Fuori dal Chicken King, in particolare, i clienti si trattenevano con urla, schiamazzi e risate: spesso alzavano anche il volume delle autoradio, io li sentivo dal cortile”. Di qui la scelta di cambiare casa: “Trent’anni fa quello era un bel quartiere residenziale, con molti negozi, l’ospedale accanto e la stazione: negli ultimi sette anni, un po’ perché molti locali sono chiusi, è molto peggiorato. Poi, purtroppo, è arrivato anche lo spaccio”.
Un altro condomino dello stesso palazzo racconta una brutta disavventura personale: “Mi è capitato di prendere un pugno in faccia per aver cercato di sedare una rissa lì sotto. Ero finito in ospedale e avevo denunciato la cosa ai carabinieri”. A parte questo, aggiunge, la convivenza col bar non è mai stata idilliaca: “Sentivo la musica anche con le finestre chiuse e i vetri doppi, non solo d’estate e nei fine settimana”. La titolare del Mirela denuncia da parte sua una mancanza di comunicazione con i residenti: “I vicini di casa sarebbero potuti venire a parlare con me, ma non l’hanno mai fatto. Se me l’avessero chiesto, avrei abbassato il volume”. Quanto al rispetto degli orari, assicura: “Facevo karaoke una o due volte al mese, non tutti i sabati. E a mezzanotte ho sempre spento la musica”.
Anche la ex titolare del Chicken King, in attività dal 2018, sostiene di non aver immaginato che i problemi fossero così rilevanti: “I carabinieri non ci hanno mai detto che qualcuno chiamava per il rumore. Con me nessuno si è mai lamentato di persona, le critiche arrivavano solo nelle assemblee condominiali e solo uno dei vicini aveva chiesto che ci facessimo carico dell’insonorizzazione”. “Da quando sono in quel quartiere ho sempre cercato di ripulirlo da spacciatori e brutta gente. Ho anche gestito quelli che erano finiti in strada e dormivano fuori dopo aver lasciato il Movicentro” rivendica dal canto suo la padrona del Mirela.
Il 19 dicembre l’ultimo atto della contesa legale, con la discussione delle parti.
a.c.
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