La ‘ladra dei trucchi’ non va in carcere perché è cleptomane
Il tribunale ha riconosciuto il vizio di mente della donna marocchina, residente a Borgo San Dalmazzo: ruba cosmetici e prodotti di bellezza ma ‘non può farne a meno’È un disturbo di cui, almeno stando alle cronache, soffrono celebrità come le attrici Winona Ryder e Lindsay Lohan. Il primo a darne una definizione scientifica fu il medico svizzero André Matthey nel lontano 1816, ben quarant’anni prima della nascita di Sigmund Freud. Si era agli albori della psicologia, ma ancora oggi non tutti gli esperti sono concordi nel ritenere che la cleptomania sia davvero ‘una malattia’.
L’ultima edizione del manuale diagnostico dei disturbi mentali (DSM V), ad ogni modo, la riconosce a tutti gli effetti come un disturbo comportamentale: si parla di una “ricorrente incapacità di resistere agli impulsi di rubare oggetti che non sono necessari per un uso personale o per un valore economico”. È il caso di una pregiudicata di nazionalità marocchina, L.T., residente a Borgo San Dalmazzo.
Nei giorni scorsi il tribunale di Cuneo l’ha dichiarata incapace di volere in un processo per furto che la vedeva imputata per fatti risalenti al 2015. In quell’occasione, la signora era stata sorpresa all’interno del supermercato Leclerc con trucchi, profumi, smalti e cosmetici vari: un bottino di scarso valore, appena 124 euro. Per un furto analogo, avvenuto nel 2016, la donna era già stata riconosciuta colpevole e aveva scontato due mesi di detenzione domiciliare.
I video delle telecamere di sorveglianza la mostravano, secondo il perito, combattuta tra la volontà cosciente di resistere agli impulsi e un “desiderio abnorme” di mettere in borsa quanto riusciva ad afferrare. Caratteristiche tipiche del cleptomane, il cui agire goffo provoca un momentaneo appagamento a chi ne è affetto ma viene di solito notato dalle altre persone. Come appunto era avvenuto in questo caso.
In casa, ha affermato l’avvocato Cinzia Mureddu che l'ha assistita, l’imputata avrebbe una vera e propria collezione di rossetti, matite per gli occhi e prodotti di bellezza che non utilizza e non rivende. Per questo il giudice l’ha riconosciuta affetta da vizio parziale di mente, applicando una pena in continuità con la precedente senza imporle ulteriori misure di sicurezza.
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