“Le bombe sul greto dello Stura? Ho chiamato il 112, mi hanno detto di portarle in Questura”
Il cittadino che ha rinvenuto gli ordigni racconta un’altra verità sulla vicenda che ha bloccato mezza Cuneo: “Ho solo seguito le istruzioni”Nessuna polemica con le forze dell’ordine, ma lui non ci sta a passare per l’irresponsabile che ha caricato due bombe in auto di proposito e le ha portate in Questura, provocando un pandemonio: strade chiuse dalla sera alla mattina sul pizzo di Cuneo, parcheggi svuotati, bonifiche e, alla fine, il brillamento eseguito dagli artificieri di Fossano con l’ausilio del robot.
Perché la verità è un’altra, secondo quanto racconta il 34enne che nel pomeriggio di martedì ha ritrovato sul greto dello Stura, in bella vista, due nastri da mitragliatrice e un paio di oggetti che lui aveva descritto come “bossoli rossi”. E che poi si sono rivelati essere le famose bombe “Balilla” o “diavolo rosso”, modello Srcm del 1935: con la scritta “inerte”, ma prive del foro che indica l’inertizzazione e delle spolette di sicurezza, quindi almeno in potenza pericolose. “Quando ho telefonato al 112 non le ho chiamate bombe, perché non sapevo cosa fossero” conferma l’autore del ritrovamento: “Non ho mai visto questi oggetti in vita mia, a prima vista mi sono sembrate bombolette del gas da campeggio”.
Il punto è un altro, però, perché il 34enne ha subito compreso - a ragione - che quegli oggetti non si potevano lasciare alla mercé di chiunque passasse. Lui stesso, recatosi in quel punto per un bagno refrigerante in compagnia di un amico, ha rischiato di calpestarli senza accorgersene: “Ce li siamo trovati tra i piedi, avevamo l’acqua alle caviglie. Probabile che con le piene all’inizio dell’estate il fiume li abbia trascinati da chissà dove”. Perciò, dopo aver riaccompagnato l’amico a casa, il cittadino ha pensato che fosse suo dovere avvisare le autorità e si è recato alla caserma dei carabinieri: “Il piantone mi ha spiegato che non poteva intervenire e che sarei dovuto tornare sul posto e da lì chiamare il 112. Ha detto che a quel punto sarebbe stata inviata una volante per le verifiche”.
La volante alla fine non è arrivata, anche se lui ha eseguito tutte le istruzioni, ritornando nel punto in cui aveva lasciato proiettili e bombe, dalle parti di Vignolo: “Ho chiamato il 112, l’operatore mi ha passato una persona che non si è qualificata. Ho spiegato la situazione, in un primo momento mi ha detto di lasciare tutto lì. Ho insistito e a quel punto mi ha invitato a caricare tutto in auto e portare in Questura”. Tutto, compresi quei “bossoli rossi” che non aveva identificato, ma che ha menzionato: “L’impressione, ma è solo una mia impressione, è che volessero togliersi il disturbo”.
Ancora nel pomeriggio di mercoledì, a brillamento avvenuto, il 33enne ha accompagnato due poliziotti sul luogo del ritrovamento: perlustrando il fiume, è saltato fuori un altro ordigno che, questa volta, gli artificieri hanno potuto neutralizzare sul posto. Come si sarebbe dovuto fare anche con le altre due granate, ma su questo bisognerà accertare eventuali mancanze. Che in ogni caso, se questa versione sarà confermata, non sono imputabili alla legittima preoccupazione di un cittadino: “Se un operatore del 112 mi dice che non è pericoloso trasportare quegli oggetti, mi attengo a quello che mi hanno detto”.
Andrea Cascioli
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