Limone Piemonte, a processo per maltrattamenti e persecuzioni contro moglie e figlia
L’uomo, di origini liguri, è accusato di aver vessato per mesi le due donne: 'La ragazzina non usciva più di casa'Una relazione costellata di continue incomprensioni, litigi, rancori tra i coniugi e anche tra il padre e la figlia oggi adolescente: “Non c’è stato amore in quella famiglia, non ho mai visto un gesto affettuoso del padre alla ragazzina e lei non parla mai del padre: ne ha tanta paura, anche se adesso sembra più calma” racconta in lacrime la nonna materna, davanti al giudice.
Già, perché ora c’è un processo per maltrattamenti in famiglia, violenza privata, lesioni personali e atti persecutori intentato su denuncia dell’ex moglie contro G.B., originario della Liguria ma residente a Limone Piemonte. Ci si era trasferito più di quindici anni fa insieme alla moglie, con cui aveva aperto un’attività: poi la nascita della figlia, e il matrimonio che continuava fra molte difficoltà.
“Quella bambina non ha vissuto da bambina” accusa il nonno, parlando di “urla, insulti alla compagna di fronte alla figlia” e altre scene poco piacevoli a cui lui stesso dice di aver assistito in più di un’occasione, pur senza notare vere e proprie aggressioni fisiche. Quelle, in un paio di occasioni, gliele avrebbe raccontate la figlia al telefono: “Nell’estate 2017 ci chiamò una sera a mezzanotte dicendo che il marito stava dando di matto e implorandoci di avvertire i Carabinieri se non si fosse fatta sentire entro dieci minuti. Era chiusa in bagno, sentivo lui picchiare alla porta e gridarle insulti e minacce di morte”.
L’episodio più grave è avvenuto a maggio dello scorso anno e ha determinato la rottura definitiva. “Mi chiamò alle sette del mattino dicendo che il marito stava inseguendo lei e la figlia: avevo paura che le volesse uccidere entrambe” ricorda la ex suocera dell’imputato: “La ragazzina gridava, credo che lui l’abbia raggiunta e le abbia dato uno schiaffo, mentre la madre che cercava di difenderla era finita a terra. Era riuscita a scappare in macchina anche se lui cercava di tagliarle la strada”. Questa volta i due anziani avevano chiamato subito il 112 ed era partita la denuncia. Madre e figlia si erano dovute arrangiare a trovare un’altra sistemazione in paese, anche perché la piccola non voleva lasciare la scuola: “Erano entrambe terrorizzate dall’idea di venire seguite, la ragazzina non voleva nemmeno andare a giocare con gli amici per timore di incrociare suo padre” sostengono i nonni.
Impressioni confermate da altri testimoni sentiti dall’accusa e dall’avvocato di parte civile, Enrica Vezzoso: parenti, vicini di casa, amici di famiglia. “Mi ha detto che a volte trovava G.B. sotto casa. L’aveva seguita in macchina in diverse occasioni, lei mi aveva confidato di temere per la sua incolumità” afferma un amico. Di questi pedinamenti parla anche la prima ex moglie dell’imputato, divenuta in seguito buona amica della nuova compagna di lui: “So che il giorno in cui la figlia sosteneva l’esame di terza media, lei si era rifugiata davanti alla caserma dei Carabinieri perché si era accorta di essere inseguita. In un’altra occasione era venuto a cercarle in Liguria, mentre si trovavano in spiaggia”. Anche per questo le due donne si erano accordate per ‘tenere d’occhio’ gli spostamenti dell’uomo, che non gradiva questo genere di attenzioni: “Si è presentato spesso nel mio ufficio insultandomi in modo pesante. In un’occasione ha strappato il mio cellulare a nostro figlio per vedere se avessi contatti con lei”.
La presenza del figlio di primo letto di G.B. nella casa di Limone sarebbe stata causa di vari dissapori in famiglia. Il ragazzo ha problemi psicologici che in passato ne hanno determinato il ricovero, e il tentativo di G.B. di recuperare il rapporto con lui avrebbe finito per pesare sulla sua stessa relazione coniugale e soprattutto su quella con la figlia adolescente. Lo conferma la psicologa del consultorio a cui la coppia si rivolse per tentare di sanare questi problemi: “Da alcuni mesi era in atto un conflitto molto forte tra la ragazza e suo padre. Lui era arrabbiato con l’adolescente, si sentiva rifiutato e credeva che le stesse difficoltà di coppia fossero imputabili alla figlia: affermava che lei ‘ci godeva’ a veder crollare il loro matrimonio”.
Il prossimo 17 gennaio verranno ascoltati gli ultimi testimoni e la versione dei fatti fornita dall’imputato, assistito dall’avvocato Luisa Chiapello.
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