?>
ROCCABRUNA
Tag:
rapina - Aggressione - Roccabruna - Cronaca - processo
Mezzora da incubo in balia dei rapinatori: “A Cuneo non vengo più”
La violenta rapina di tre anni fa in un residence di Roccabruna, ricostruita dalla giovane vittima. Dopo le botte aveva subito minacce: “Non andare dai carabinieri”L’irruzione in casa, le botte e la rapina. Poi le minacce di altre violenze, estese anche alla madre, se solo si fosse azzardato a presentarsi ai carabinieri. “A Cuneo non ci vengo più perché ho l’ansia, anche oggi non ho dormito sapendo che dovevo venire qui” ha confidato, in tribunale, la vittima di questa vicenda da incubo.
Lui è un 28enne arrivato dal Torinese, figlio di una famiglia di immigrati del Maghreb. Ai tempi, abitava in un residence a Roccabruna: era il settembre del 2022, il giovane era stato assunto in prova da una ditta del posto. Qui aveva legato con un paio di amici e vicini di casa, anche loro di origini nordafricane. Si trovavano tutti a cena da lui, la sera del fattaccio. “Sentivo un ragazzo, conoscente di uno dei miei due amici, che si lamentava in corridoio” racconta la persona offesa: “A un certo punto abbiamo sentito bussare, io ho aperto e il ragazzo è entrato con forza: so che era ospite dal mio amico ma non che abitasse lì. Lo chiamavano Simo ma non so come si chiamasse davvero”.
“Simo” è stato poi riconosciuto nella persona di Mohamed Marzoug, oggi a processo per rapina in abitazione e lesioni aggravate insieme a uno dei due presunti complici, Wael Ben Salem. Entrambi sono stati identificati dalla vittima, che ha parlato anche della presenza in casa di una terza persona, così descritta: “Era molto minuto, più basso di me, ricordo che aveva le stampelle ed era marocchino”. Marzoug, entrato per primo, avrebbe iniziato a urlare e tirare calci: “Quando è arrivato ad alzare le mani sul mio volto - spiega l’ex inquilino dell’alloggio - ho risposto all’aggressione trattenendolo e due persone mi sono arrivate alle spalle, tenendomi fermo”. A trattenerlo per il collo, dice, era Ben Salem.
Il ragazzo dice di non aver compreso cosa avesse scatenato la rabbia di Marzoug contro di lui: “Era molto arrabbiato per questioni giudiziarie. Io non c’entravo per nulla, magari era un pretesto per entrarmi in casa”. Sta di fatto che, oltre a trattenere lui e gli amici, gli autori di quell’irruzione avrebbero iniziato a lanciare oggetti: “Hanno scagliato un piatto di terracotta che mi si è rotto sulla testa e delle bottiglie di vetro: i coltelli per fortuna non li hanno presi, ma avevo rimasugli di vetro addosso”. Almeno una mezzora di violenze, dopo le quali il terzetto avrebbe lasciato l’abitazione portando via una Playstation 4.
L’inquilino aveva subito abbandonato il residence, chiedendo ospitalità a uno dei due amici. Al suo ritorno in casa, due giorni dopo, aveva trovato la porta rotta e una serie di oggetti di valore spariti: la sua collezione di accendini zippo, giochi e controller, vestiti, utensili, un centinaio di euro in contanti. La console rubata era ricomparsa ma era rotta, così come la televisione. Lui, nel frattempo, era andato al pronto soccorso e poi a casa dei genitori, che l’avevano convinto a sporgere denuncia. Le botte gli avevano fatto gonfiare il volto, spiega: “In pronto soccorso mi hanno dato una settimana, ma avrebbero voluto metterne due a referto. Ho chiesto di non farlo per non perdere il lavoro, ma non è servito perché non sono stato rinnovato”.
Le successive minacce, testimoniano i carabinieri che hanno seguito le indagini, erano partite da un cellulare intestato alla madre di Marzoug e in uso all’imputato. In aula ha deposto anche uno dei due amici che avevano assistito alla rapina di quella sera, confermando la versione resa dalla vittima.
Andrea Cascioli
![luogo](/img/xluogo.png.pagespeed.ic.rIHr-GeQFq.png)
rapina - Aggressione - Roccabruna - Cronaca - processo