Omicidio Nada Cella, il cold case infinito aspetta ancora una soluzione
Il genetista Emiliano Giardina non ha ancora consegnato la perizia. Per il delitto avvenuto nel 1996 a Chiavari è indagata da un anno una donna residente a BovesDa oltre un anno si aspetta una parola definitiva sui reperti di Dna trovati sulla scena del delitto di Nada Cella, la segretaria non ancora 25enne uccisa il 6 maggio del 1996 a Chiavari, in Liguria.
Su quelle tracce lavora tuttora il genetista Emiliano Giardina, noto al grande pubblico come il perito che individuò l’“ignoto numero 1” dell’omicidio Yara Gambirasio, ovvero Massimo Bossetti. In questo caso un sospetto c’è già: Annalucia Cecere, 54 anni, ex maestra di scuola cresciuta nella cittadina ligure ma trasferitasi pochi mesi dopo la morte della segretaria a Cuneo. Qui si è costruita una famiglia e ora vive con il marito e un figlio nella frazione Mellana di Boves.
La Cecere è l’unica indiziata da quando la Procura di Genova ha riaperto il caso, sulla base degli elementi raccolti dalla criminologa Antonella Delfino Pesce e dall’avvocato della famiglia Cella Sabrina Franzone. Tuttavia manca un riscontro definitivo, in un senso o nell’altro, come quello che potrebbe venire dal Dna. La Polizia aveva sequestrato già nell’estate del 2021 lo scooter che la Cecere aveva portato con sé da Chiavari e conservato in garage per un quarto di secolo. Oltre a questo, si lavora sulle tracce repertate sulla scena del delitto, avvenuto in via Marsala 14 nello studio del commercialista Marco Soracco. La presenza di Dna femminile era nota fin dal 2010, quando il sostituto procuratore Francesco Saverio Brancaccio aveva disposto una prima riapertura del fascicolo. Si sa con certezza che questi reperti (una macchiolina di sangue sulla camicetta della vittima, una vicina alla sedia e un’altra sull’ascensore del palazzo) non appartengono a Nada Cella e in un primo tempo erano stati attribuiti a due soggetti, uno di sesso maschile e l’altro di sesso femminile. Stando a quanto trapela dalle fonti investigative, si sarebbe giunti alla conclusione che almeno uno appartenga a un’altra donna.
Impossibile però sapere chi sia, almeno fino a quando Giardina non avrà ultimato le analisi. La data di consegna della perizia è ormai un giallo nel giallo: di proroga in proroga è già trascorso più di un anno dall’invio delle prove al laboratorio di Giardina, datato alla metà del novembre 2021. Il nuovo rinvio, formalizzato alcuni giorni fa dal perito, sposta la scadenza a gennaio. Una famiglia nel Tigullio attende di sapere se dopo oltre 25 anni ci siano o meno indizi concreti, per dare un nome e un volto a chi massacrò una ragazza con un oggetto spigoloso, mai ritrovata. Un’altra, all’ombra della Bisalta, ha visto calare su di sé una nera cappa di sospetti che solo il responso forense potrebbe, forse, sollevare.
a.c.
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