Omicidio Nada Cella, la Procura fa appello: “Valutazioni erronee dal gup”
Ultima carta per gli inquirenti genovesi contro Annalucia Cecere e i coindagati. Secondo il pm Dotto, il giudice che li ha prosciolti ha travisato i fattiIl giudice che ha prosciolto Annalucia Cecere, l’ex insegnante residente a Boves sospettata di avere ucciso Nada Cella il 6 maggio 1996, ha basato la sentenza su “ripetute omissioni”, scrivendo “una motivazione che mostra erronee valutazioni giuridiche” e che presenta “anche plurimi travisamenti”. Inizia così l’appello che il pm genovese Gabriella Dotto ha depositato venerdì.
La 24enne di Chiavari Nada Cella venne trovata agonizzante nello studio del commercialista Marco Soracco, per il quale lavorava, e morì poche ore dopo in ospedale. Secondo la Procura sarebbe stata Cecere a ucciderla per gelosia, mentre Soracco e la madre Marisa Bacchioni avrebbero sempre saputo chi fosse l’assassina, ma avrebbero mentito agli investigatori. Il gup Angela Maria Nutini, a inizio marzo, ha prosciolto tutti e tre bollando l’impianto accusatorio come “insufficiente e per alcuni aspetti contraddittorio”.
La Procura però ribadisce la validità delle proprie conclusioni e ribatte che la sentenza di proscioglimento avrebbe compiuto “plurimi travisamenti nell'esame delle prove e dei fatti che inevitabilmente sviliscono la complessità della indagine”. In 20 punti e 80 pagine di appello, il pm spiega quali siano gli elementi sottovalutati. “In sentenza è fatto ricorso al vocabolo ‘sospetto’: esso è utilizzato in modo improprio - si legge nel ricorso - soprattutto perché non coglie che ciascuno degli elementi definiti meri sospetti è in realtà un accadimento, un fatto oggettivo”.
Il primo travisamento “riposa sulla supposizione dell’esistenza di una reale (e completa) attività di indagine sul conto della Cecere effettuata fin dal 1996 essendo stato invece accertato che non sarebbe stato possibile svolgere alcuna attività”. A partire da quelli sul datore di lavoro della sospettata, un dentista di Santa Margherita Ligure, che non venne sentito e identificato all’epoca ma solo con l’ultima indagine. Omissione incredibile, dal momento che solo lui avrebbe potuto confermare o smentire l’alibi della sospettata per la mattina del 6 maggio.
Viene definito falso l’argomento della differenza tra il bottone trovato sotto il corpo di Nada e quelli trovati a casa dell’ex insegnante: si tratta del reperto da cui partì la criminologa Antonella Delfino Pesce per ricostruire l’accaduto, fornendo poi alla Procura gli elementi per riaprire il “cold case”. E, ancora, non sarebbe stato valorizzato il motorino: sequestrato all’indagata venticinque anni dopo, non ha fornito nessun riscontro in merito al Dna. Alcuni suoi pezzi di plastica, tuttavia, vennero cambiati nei mesi successivi al delitto. Infine, le varie dichiarazioni dei testimoni che sarebbero state sminuite dal gup.
“Questo processo - conclude il pm - è come un mosaico in cui le singole tessere, devono essere raccolte, esaminate e incastrate nel quadro d’insieme, fino a consentire la composizione della complessa trama. Ciò è quanto avvenuto nelle indagini ed è ciò che dovrà avvenire nel processo se sarà celebrato”.
Redazione
BOVES omicidio - Boves - Cronaca - Mellana - chiavari - Annalucia Cecere - Nada Cella