Pensioni ‘gonfiate’, il pm chiede condanne per quattro sindacalisti Snals
Al centro delle accuse la gestione ‘familiare e approssimativa’ dei trattamenti pensionistici. Le difese ribattono: ‘Sono privilegi, non illeciti’Era cominciato tutto con un’inchiesta delle Iene realizzata da Nadia Toffa: in quel caso si parlava di una persona che aveva simulato un rapporto di lavoro di un mese con il sindacato. Ne è scaturita un’indagine nazionale incentrata sui trattamenti pensionistici dello Snals, la più influente sigla autonoma nel mondo della scuola.
A Cuneo l’inchiesta riguarda quattro ex docenti in distacco sindacale, ai quali la pm Carla Longo contesta di aver percepito indebitamente diverse migliaia di euro in più sulle pensioni attraverso una maggiorazione fittizia degli stipendi negli ultimi mesi di lavoro. I quattro imputati sono figure storiche della rappresentanza sindacale nella Granda: le professoresse G.D. e C.B. sono state segretarie provinciali dello Snals, il professor P.R. è tuttora coordinatore nazionale del settore primario e il professor M.C. è stato a lungo segretario amministrativo della stessa sigla. Per questo tutti loro hanno usufruito di distacchi sindacali dai primi anni Ottanta fino alla pensione.
La rappresentante dell’accusa ha chiesto per tutti la condanna a un anno e otto mesi di reclusione, oltre alla confisca di quanto si ritiene essere stato ingiustamente maturato: “Non si mettono in discussione le loro qualità professionali né il loro ruolo sociale nella scuola e nel sindacato” precisa il pubblico ministero, ma l’uso fraudolento che i sindacalisti avrebbero fatto di una procedura legale come quella prevista dalla legge Treu del 1996 che disciplina il collocamento in aspettativa.
Gli incrementi retributivi realizzati subito prima del pensionamento sono variabili: per P.R. e C.B. si parla di 2500 euro mensili nei primi due anni e poi di 4mila, per M.C. di 1500 euro al mese, per G.D. di 3mila euro. Nel mirino della Procura una gestione del sindacato definita “familiare e approssimativa, come si evince anche dalle dichiarazioni rese da chi avrebbe svolto il ruolo di revisore”. Si contesta la presenza di cifre irrealistiche nella contabilità sui distacchi, di versamenti di contributi effettuati da conti privati, di mansioni legate al rinnovo delle RSU ritenute ‘straordinarie’ e che dovrebbero invece essere considerate parte dell’ordinaria attività per un sindacalista.
Tra i difensori, il sospetto più tenace riguarda il fatto che la Procura voglia mettere sotto accusa l’impianto normativo piuttosto che il suo presunto abuso: “Si corre il rischio di fare un processo non agli imputati ma alla legge Treu” afferma il legale della professoressa G.D., l’avvocato Gianmaria Dalmasso. Per l’avvocato Claudio Massa, che assiste il professor P.R., perfino la natura ‘artigianale’ della contabilità dello SNALS è prova della totale buona fede dei sindacalisti: “Se gli imputati fossero stati consapevoli e determinati a compiere una frode, forse sarebbero stati meno ingenui nelle loro annotazioni contabili”.
L’eventuale mancato versamento da parte del sindacato della prevista contribuzione aggiuntiva, aggiunge il difensore, “non dà luogo ad alcun illecito in danno dell’Inps, posto che l’attività sindacale è stata realmente svolta e i contributi di legge sono stati effettivamente versati”. Un’argomentazione ulteriormente ripresa dall’avvocato Bruno Dalmasso per conto di M.C. e C.B.: “Il sindacato ha statuto di associazione privata, gestito dall’accordo degli associati, non diversamente da una bocciofila. Che la normativa pensionistica sia una disciplina ‘di favore’ non è rilevante: la ‘truffa’ è semmai nel manico della legge”.
Finora i pronunciamenti dei tribunali, tra cui quelli di Gorizia, Pesaro e Roma, sono stati difformi. Si attende il prossimo 21 ottobre per la sentenza al palazzo di giustizia di Cuneo.
a.c.
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