Picchiò il coinquilino trovato a letto con la fidanzata, ma il tribunale lo “grazia”
Il giovane cuneese era stato denunciato per aver malmenato l’amico, sorpreso tra le braccia della sua ragazza. “Eravamo ubriachi” ha raccontato lei in aulaNon avrà conseguenze penali il gesto dell’Otello cuneese che ormai tre anni fa, in una notte di dicembre, aveva malmenato il coinquilino dopo averlo sorpreso tra le braccia della sua ragazza.
Rientrando da lavoro, l’imputato aveva trovato la fidanzata ventenne a letto con un 28enne originario di un paese del Cuneese, insieme al quale condivideva l’alloggio. La reazione sarebbe stata furibonda: dopo aver sbattuto il contendente contro il muro, il fidanzato tradito aveva spezzato il manico di una scopa in alluminio utilizzandolo per menare fendenti e provocando all’altro uomo una vistosa ferita sul fianco sinistro.
Per non inguaiare l’amico, il 28enne aveva mentito ai sanitari del Pronto soccorso affermando di essersi ferito da solo. Poi però aveva deciso di denunciare ai carabinieri un altro episodio: non il pestaggio subito, bensì una serie di danneggiamenti all’automobile che attribuiva ai rancori con il suo ormai ex coinquilino. In tribunale il giovane aveva ammesso di essere stato picchiato, ricostruendo l’intera vicenda. Molto più vaga la testimonianza della ragazza contesa, che ha sostenuto di non ricordare pressoché nulla perché ubriaca: “Hanno discusso per causa mia, ma non mi pare di averli visti mettersi le mani addosso”.
La querela presentata è stata poi ritirata, tuttavia al fidanzato tradito si contestava di aver aggredito il suo contendente con un’arma impropria, il manico di scopa appunto. Trattandosi di un reato procedibile d’ufficio, la Procura aveva chiesto una condanna a un anno di reclusione: “Oltre ad esserci dichiarazioni coerenti sulle lesioni contestate, abbiamo elementi di contorno sufficienti: sia la certificazione medica sulle lesioni, sia la compatibilità tra le lesioni e quanto è stato riportato” ha argomentato il pubblico ministero Rosa Alba Mollo. Un cenno anche a quanto dichiarato dall’unica testimone oculare dei fatti: “Le sue dichiarazioni sono state tirate fuori con le pinze, ma ha ammesso di aver visto i due litigare”.
Nulla di provato, secondo l’avvocato Luisa Marabotto: “Si è partiti dalla denuncia di un danno all’auto che la parte offesa attribuiva all’imputato, perché lo stesso lo aveva trovato a letto con la sua fidanzata. Non si nega che ci sia stata una lite, il problema è l’attendibilità del querelante che in ospedale aveva detto di aver subito un’aggressione da uno sconosciuto e aveva menzionato un bastone, non una scopa”. Il referto, peraltro, riteneva le lesioni compatibili con un coccio di bottiglia: “La madre del ragazzo ferito ha detto che suo figlio ‘se le cercava’ e non era la prima volta che veniva picchiato da qualcuno: forse si era procurato altrove quelle lesioni. Sempre lei infatti afferma di aver visto suo figlio con una ferita al fianco destro, non su quello sinistro come riporta il referto medico”.
Ritenendo insussistente l’aggravante contestata, il giudice Anna Gilli ha pronunciato sentenza di non doversi procedere per mancanza di querela. Un lieto fine per la vicenda, se così si può dire, almeno dal punto di vista giudiziario.
a.c.
CUNEO cuneo - Aggressione - Lesioni - Cronaca - processo