Processo Direkta, Laura Bovoli assolta dalle accuse di concorso in bancarotta
Secondo la Procura la madre di Matteo Renzi aveva aiutato la società gestita da Mirko Provenzano a ritardare il fallimento. Per lei erano stati chiesti tre anniEra il giorno della verità nel processo per concorso in bancarotta che coinvolgeva Laura Bovoli a Cuneo. Dopo un’ora di camera di consiglio i giudici hanno emesso una sentenza di assoluzione con formula piena.
Insieme a lei sono stati assolti due dei coimputati, Paolo Buono e Franco Peretta. Bruno Pagamici è stato condannato a tre anni, otto mesi e quindici giorni di reclusione, Vincenzo Misiano a due mesi e Donatella Spada a sei mesi: i tre dovranno anche risarcire l’Inps e il fallimento Direkta in separato giudizio civile.
La vicenda che vedeva imputata la madre dell’ex premier e attuale leader di Italia Viva Matteo Renzi riguarda il fallimento della Direkta srl di Sant’Albano Stura, amministrata dall’alessandrino Mirko Provenzano. Nei primi anni Dieci, quando la carriera politica dell’allora sindaco di Firenze stava per spiccare il volo, Provenzano era entrato in rapporti d’affari con la Eventi 6 della famiglia Renzi: per conto di essa si occupava della distribuzione di volantini pubblicitari in provincia. Nello specifico, Eventi 6 riceveva gli appalti dalle grandi catene di supermercati e si affidava alla Direkta, che a sua volta subappaltava la consegna dei dépliant promozionali alle cooperative del gruppo GSI di Giorgio Fossati.
I rapporti tra Direkta e la famiglia Renzi
Il procedimento giudiziario è partito proprio da una denuncia di quest’ultimo. A metà del 2013 Fossati vantava crediti per un milione e 300mila euro nei confronti della Direkta. Per opporsi alle ingiunzioni di pagamento, da lui ritenute spropositate, Provenzano aveva chiesto alla Eventi 6 di produrre note di credito in base alle quali si potessero imputare presunti disservizi alle cooperative, imponendo loro il pagamento di penali e abbattendo così i debiti accumulati con Fossati. Analoga richiesta era stata avanzata al direttore commerciale della Gest Espaces, Paolo Buono, un altro dei principali committenti di Direkta. Non ci sono risposte chiare sul perché Laura Bovoli, in veste di amministratrice della Eventi 6, avrebbe accettato di aiutare Provenzano nella sua battaglia contro i creditori.
È certo che i rapporti tra Provenzano e i Renzi andassero ben al di là delle questioni lavorative: Lalla e Tiziano avevano invitato più volte l’imprenditore alessandrino ad assistere insieme a loro alle partite della Fiorentina. “Provenzano bussava in continuazione alla porta di Eventi 6 per chiedere lavoro e finanziamenti. Spesso andava a Firenze a trovare i suoi amici e tornava con delle idee, a volte con delle sorprese” ha ricordato in aula il suo commercialista, Bruno Pagamici, anche lui finito sul banco degli imputati. Una “sorpresa” era stato, per esempio, il finanziamento da 250mila euro sottoscritto nel settembre 2012 in favore di due testate giornalistiche toscane, Il Reporter e Chianti News, amministrate da uno degli uomini di punta del “giglio magico” di Renzi, Patrizio Donnini. Operazione che avrebbe aggravato ancor più il dissesto dell’azienda di Sant’Albano, stando a quanto ricostruito a posteriori dal curatore fallimentare.
La questione delle note di credito emesse da Eventi 6
Per il pubblico ministero “non ci sono dubbi sulla sussistenza della condotta materiale, rimangono dubbi sul movente”. I clienti di Direkta, ha spiegato, “si sono prestati a fare carte false: sono state efficaci? Sì, lo ha spiegato Fossati chiarendo che questi falsi crediti erano stati portati in opposizione ai decreti penali”. Questo sebbene la Direkta fosse poi stata costretta a portare i libri in tribunale nel maggio 2014: dopo il crac Provenzano ha patteggiato una condanna per bancarotta. La Procura aveva chiesto la condanna a tre anni per Laura Bovoli e per Paolo Buono di Gest Espaces. Per i due commercialisti della società, Franco Peretta e Bruno Pagamici, la sanzione era stata quantificata rispettivamente in tre anni e in due anni e quindici giorni. Pene minori erano state proposte per due ex collaboratori di Provenzano, Vincenzo Misiano e Donatella Spada, cui erano contestate solo alcune false dichiarazioni previdenziali e non il concorso in bancarotta.
Le difese hanno contestato l’idoneità delle note di credito emesse da Eventi 6 e Gest Espaces a ritardare la bancarotta Direkta: “Sono servite esclusivamente per l’opposizione ai decreti penali, ma la contabilità della Direkta è rimasta del tutto invariata” ha osservato l’avvocato Stefano Bagnera, difensore della ex docente 70enne. Le note, in ogni caso, si riferivano a disservizi che Eventi 6 riteneva realmente esistenti: “Anche Provenzano ha ammesso che i disservizi c’erano stati. Lo provano gli scambi di mail e la perdita di un grosso cliente come Carrefour e di altri committenti nel corso degli anni”.
Di certo c’è che la Direkta mandava al macero un quantitativo abnorme di volantini: qualcosa come 2700 tonnellate di carta nel solo 2011 e altre 2242 tonnellate l'anno dopo. “Non so perché continuassero a stampare più volantini di quanto fosse necessario” ha ammesso Provenzano, quantificando in una percentuale attorno al 70% il materiale finito nella carta straccia prima ancora che in una buca delle lettere. L’ombra di questo castello di carte, nel senso letterale del termine, è aleggiata sull’intera istruttoria. Un altro degli interrogativi in sospeso nel rapporto tra Provenzano e i Renzi, punteggiato di non detti e di favori “che non si potevano rifiutare”.
Andrea Cascioli
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