Processo Tenda bis, tutti colpevoli i cinque imputati per i furti sul cantiere
Quattro anni all’ex direttore tecnico Froncillo, condannati anche i capocantiere e due operai. Al Comune di Limone andranno centomila euro di provvisionaleSi chiude con cinque condanne il processo di primo grado contro la dirigenza del primo cantiere del Tenda bis, gestito da Grandi Lavori Fincosit fino al clamoroso sequestro del 24 maggio 2017. Il giudice Sandro Cavallo ha pronunciato un verdetto di colpevolezza nei confronti dell’allora direttore tecnico Antonino Froncillo, dei due capocantiere Giuseppe Apone e Antonio Palazzo e degli operai Luigi Mansueto e Nunziante De Rosa.
A Froncillo, Palazzo, Mansueto e De Rosa è stata comminata la pena di quattro anni di reclusione più mille euro di multa per l’imputazione principale di furto. Tre anni e due mesi, più 600 euro di multa, per il primo capocantiere Giuseppe Apone. A carico di Froncillo, Palazzo e Mansueto anche una condanna a un mese e quindici giorni per la violazione delle norme sulla detenzione dell’esplosivo in cantiere e - per il solo Froncillo - ulteriori tre mesi di arresto per violazione delle norme ambientali sullo smaltimento dei detriti. Al Comune di Limone Piemonte, costituito come parte civile, assegnati 100mila euro di provvisionale a carico dei condannati e della Grandi Lavori Fincosit come responsabile civile, più danni da quantificare in giudizio civile. Rigettata invece la richiesta risarcitoria presentata dall’altra parte civile, l’Anas.
A tutti gli imputati la sanzione supplementare dell’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. In aggiunta alla principale imputazione, l’ingegnere napoletano Froncillo doveva rispondere di detenzione illecita di esplosivo insieme a Palazzo e Mansueto, nonché di violazioni ambientali connesse allo smaltimento dei detriti di scavo (il cosiddetto smarino). Per lui il procuratore capo aveva chiesto sette anni di reclusione, mentre le altre richieste di condanna ammontavano a sei anni e dieci mesi per Palazzo, cinque anni e sei mesi per Mansueto, cinque anni per De Rosa, quattro anni e sei mesi per Apone. Il Comune di Limone Piemonte aveva quantificato i danni in 400mila euro da corrispondere per ogni anno di blocco forzato del cantiere.
Già prima del sequestro i lavori per il raddoppio del valico internazionale erano proceduti a rilento, guadagnando al Tenda bis la triste nomea di “cantiere infinito”. Ad aprile 2018 tutto era stato sospeso dopo la rescissione del contratto da parte dell’Anas per “gravi inadempienze” della Grandi Lavori Fincosit. All’appaltatrice originaria è subentrata nel giugno 2020 Edilmaco, seconda classificata nella gara d’appalto internazionale bandita nel 2009. Il nuovo cronoprogramma è stato complicato però dall’emergenza Covid-19 e poi dal crollo del vecchio tunnel provocato dalla tempesta Alex, nell’ottobre dello stesso anno.
Anche le vicende processuali, protrattesi dalla prima udienza preliminare del novembre 2019 a oggi, hanno seguito un iter travagliato. Erano stati sedici i rinvii a giudizio (divenuti quindici dopo il prematuro decesso del funzionario Anas Vincenzo d’Amico, direttore dei lavori) per vari reati tra cui furto, truffa aggravata, frode nelle pubbliche forniture e falso ideologico relativo ai documenti di cantiere. Dopo un cambio di giudice, causa trasferimento in altra sede del primo titolare del fascicolo, il processo si è sdoppiato in accoglimento delle istanze presentate dalle difese. A Cuneo è rimasto il filone dell’inchiesta riguardante i furti nel cantiere, la detenzione di materiale esplosivo e i reati ambientali, mentre le imputazioni più “pesanti” - quelle relative alla frode contro lo Stato e ai falsi - sono finite a Torino.
Su questo secondo procedimento, ancora tutto da istruire, potrebbe calare la mannaia della prescrizione: l’udienza preliminare è fissata al prossimo 28 gennaio.
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Andrea Cascioli
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