Ruba in casa di un’amica della fidanzatina, lo costringono a restituire il maltolto
Il 22enne aveva ottenuto dalla sua ragazza minorenne le chiavi di casa di una compagna di scuola. Dopo il furto gli è stato imposto di ‘riparare’Sarebbe una vicenda da Bonnie e Clyde quella del giovane D.M., 22enne all’epoca dei fatti, e della sua fidanzatina sedicenne, se non fosse che l’epilogo ricorda piuttosto certe commedie all’italiana.
Tutto era cominciato nel febbraio di due anni fa in un istituto superiore di Cuneo. A una delle studentesse era sfuggita un’innocente confidenza, che lei stessa ha riferito in tribunale: “Dopo la sparizione di un cellulare, il carabiniere di quartiere Filippo Parlagreco ci fece una ramanzina e disse che sarebbe tornato il sabato successivo a controllare se l’oggetto era stato restituito. Io risposi che quel sabato non sarei stata presente, perché andavo a sciare con la mia famiglia nel fine settimana”.
Senz’altro la giovane non immaginava che tale ‘confessione’ le sarebbe costata cara. Una delle sue compagne di classe, infatti, avrebbe approfittato della circostanza per sottrarle le chiavi di casa e consegnarle al suo fidanzato, il quale a sua volta si era introdotto nell’abitazione rubando un computer, un tablet, una playstation 4, una collana d’oro da 2mila euro e altri preziosi, insieme a un salvadanaio.
Quando la famiglia era rientrata dal weekend sulla neve aveva fatto la triste scoperta, accorgendosi inoltre che le chiavi della figlia erano sparite. La circostanza sarebbe stata fondamentale nell’orientare i sospetti verso quella nuova compagna di classe e il suo fidanzato, tanto che il fratello maggiore della presunta complice - dopo la denuncia - si sarebbe recato dal presunto ideatore del ‘colpo’ per pretendere la restituzione del maltolto, a quanto pare senza ricorrere a troppi giri di parole. D.M. a quel punto aveva riconsegnato ai legittimi proprietari alcuni oggetti, gli unici ancora in suo possesso perché il resto - sosteneva il giovane - era già stato ricettato da due malviventi albanesi.
La ‘giustizia privata’ è arrivata prima di quella ufficiale, ma alla fine i ladri improvvisati hanno dovuto fare i conti anche con questa: la ragazza è stata deferita al Tribunale per i minori, mentre D.M. ha affrontato il processo al termine del quale il giudice - tenuto conto della giovane età e dell’incensuratezza - lo ha condannato a un anno di carcere, con pena convertita in due anni di libertà controllata.
a.c.
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