“Se non fate i bravi, arriva lo zio”: troppo duri con i bimbi, il pm chiede la condanna dei genitori
Lividi e punizioni fisiche, sotto accusa una coppia africana di Dronero: “La mamma diceva che i nostri metodi non erano validi” racconta la dirigente scolasticaC’è una verità raccontata da loro, genitori di “vecchia scuola”. Poi c’è quella, appunto, della scuola, da dove è partita la segnalazione a loro carico. La Procura di Cuneo ha aperto un fascicolo per maltrattamenti, ipotesi di reato modificata in seguito nella contestazione di abuso dei mezzi di correzione, meno grave.
Ora, però, il pubblico ministero Anna Maria Clemente chiede la condanna a dieci mesi per entrambi i genitori di due bambini che frequentavano all’epoca la scuola elementare di Dronero. Mamma e papà sono africani, come molti immigrati in paese. I figli sono bimbi turbolenti, a detta delle maestre, anche più dei coetanei: il minore, in particolare, è ricordato dalla direttrice Vilma Margherita Bertola come “un bambino molto irrequieto, che si metteva in pericolo e manifestava atteggiamenti aggressivi e provocatori”. Quel che non si sapeva ancora - la conferma sarebbe arrivata dai neuropsichiatri - è che soffrisse di un disturbo del comportamento, legato a problemi educativi e familiari.
“Ci eravamo già confrontati con i genitori - spiega la dirigente scolastica -. La mamma affermava che i nostri metodi non fossero validi con i figli: era necessario un altro metodo, ci suggeriva ‘ditegli che chiamiamo lo zio’. In effetti poi lo ‘zio’ è arrivato”. Non è chiaro se questa figura corrisponda davvero a un parente, temuto in famiglia per qualche motivo, oppure a un fantomatico “uomo nero”. Sta di fatto che il solo evocarlo bastava a ristabilire la disciplina: “I bambini erano molto preoccupati dalle punizioni inferte a casa e in particolare spaventati dallo ‘zio’”.
C’era però qualcosa di più delle parole, in particolare un livido sospetto che aveva allertato una delle maestre: “La cosa che più mi aveva impressionata - ricorda la direttrice - è che segnalassero di avere dolore alle gambe e alla schiena. Uno dei due bambini diceva anche cose come ‘papà fuoco, brucia’”. Punizioni corporali, sostiene l’accusa, forse attuate percuotendo i piccoli con un tubo di gomma riscaldato.
“L’eccesso nell’utilizzo dei mezzi di correzione - sostiene il pubblico ministero - ha reso illecita una condotta lecita”. Di qui la richiesta di condanna: “Dire ‘fai attenzione che arriva lo zio’ è come dire ‘fai attenzione che arriva il lupo cattivo’, peccato che questo ‘lupo cattivo’ sia poi arrivato”. Difende invece l’operato dei genitori l’avvocato Enrico Gallo, per il quale “le testimonianze delle maestre e dei carabinieri sono oltremodo vaghe e imprecise, quelle dei ragazzi non attendibili anche per le loro particolarità psicologiche”. Nessuna prova, afferma il legale, “collega le lesioni a fatti posti in essere dai genitori”.
A giudizio della difesa la miglior prova è costituita dal fatto che “dopo un giusto allontanamento precauzionale dalla famiglia, già a ottobre dello stesso anno i bambini erano rientrati nel nucleo familiare”. La vicenda ha avuto infatti serie ripercussioni, con un provvisorio collocamento dei minori presso una famiglia affidataria. A qualche anno di distanza le cose vanno molto meglio, conferma la direttrice della scuola: “Il fratello più grande ha fatto da allora un buon percorso scolastico. Il minore, nelle sue difficoltà, viene comunque seguito e sta facendo anche lui un buon percorso”. Con i genitori c’è ora “una proficua collaborazione”: “Hanno capito le difficoltà che avevano nella gestione dei bambini, è cambiato l’approccio familiare”. La sentenza del giudice è attesa per il 1 aprile.
Andrea Cascioli

immigrazione - Dronero - scuola - Famiglia - minori - Cronaca - processo