“Se vado a scuola, papà farà male alla mamma”: la denuncia dopo il racconto della bimba
Un uomo è a processo per maltrattamenti e violenze in famiglia. Secondo le maestre, la figlia diceva di aver paura a lasciare la madre a casa: “Voleva proteggerla”Sono state le confidenze di una bimba alle sue maestre a far partire le indagini a carico di uomo residente a Busca, oggi a processo per maltrattamenti e lesioni nei confronti della moglie.
Le insegnanti di scuola elementare della bambina, che chiameremo Emma (nome fittizio), hanno ascoltato per diversi mesi le sue preoccupazioni riguardo a ciò che avveniva a casa: “A inizio anno scolastico - ricorda una di loro - aveva raccontato che la mamma era stata fatta cadere dalle scale ed era andata a sbattere contro un armadio in cui tenevano delle borse”. In ottobre, la mamma e il papà avevano avuto da ridire su una carta postale: “Il papà avrebbe lanciato un tavolo contro la mamma e lei sarebbe caduta sbattendo la testa”. A novembre la piccola era stata assente per un periodo, quando era tornata aveva parlato di un’altra discussione tra i genitori: “Il papà aveva lanciato le chiavi dell’auto in cortile e aveva inveito contro la mamma, gettandole addosso una sedia. Emma era molto preoccupata e aveva cercato di allontanare il papà, perché aveva paura di cosa potesse succedere”.
Un atteggiamento protettivo, questo della bambina, che si sarebbe reso evidente in varie circostanze: “Diceva che non voleva andare a scuola perché avrebbe lasciato la mamma da sola, temeva che il papà potesse farle del male quando lei non era a casa” racconta ancora una maestra. “Si capiva subito quando era successo qualcosa a casa, perché Emma era molto scossa e veniva a cercarci a inizio lezione” aggiunge un’altra. Oltre a descrivere le violenze, l’alunna diceva di aver assistito a diverse minacce proferite dal padre: frasi come “domani non ci sarai più” o “ti ammazzo” e intimazioni a non andare dai carabinieri, espresse secondo quello che le maestre definiscono “un linguaggio colorito” per una bambina come lei. Anche dopo la denuncia e l’allontanamento del padre da casa, Emma avrebbe continuato a nutrire inquietudine, manifestata in diversi modi: “Chiedeva sempre di essere accompagnata per mano da una di noi maestre durante le passeggiate. Aveva menzionato i nonni materni, dicendo che le sarebbe piaciuto che lei e la mamma si fossero trasferite lì, perché la casa dei nonni era vicina a una caserma dei carabinieri”.
I carabinieri sarebbero in effetti intervenuti dopo le segnalazioni della scuola, nonostante né la piccola né sua madre, fino ad allora, avessero chiesto aiuto diretto: “Con la signora - precisa una delle docenti - non abbiamo mai avuto un confronto, ci siamo limitati a dirle che avevamo dovuto redigere delle relazioni per il dirigente scolastico: lei non ha detto nulla”. Qualcosa in realtà era già emerso quando la donna, utilizzando la piattaforma informatica della scuola, aveva fatto sapere che il marito l’aveva picchiata ed era sparito insieme a sua figlia: “Ero andata in questura per segnalare la cosa, - ha spiegato lei in aula - ma mi dissero che poiché eravamo sposati non potevano intervenire se mia figlia era insieme a suo padre”. A mettere in crisi il loro rapporto, ha detto, concorrevano le difficoltà lavorative e la relazione di lui con un’altra donna: “In quel periodo la nostra era una convivenza saltuaria: lui ogni tanto si fermava a dormire, ma per un nonnulla la relazione s’interrompeva. Più di una volta io e mia figlia siamo state letteralmente buttate fuori di casa”. Le minacce e la paura per il suo futuro, stante la dipendenza economia dal marito, avrebbero però fatto desistere la signora dal presentare querela: “Non ho sporto denuncia perché tengo alla mia vita e a veder crescere mia figlia. Mi ha minacciata di morte, diceva che mi avrebbe ammazzata se gli avessi tolto la bambina”.
Oggi le due vivono in una comunità protetta, in un paese dell’hinterland cuneese. Il prossimo 25 ottobre i giudici ascolteranno i testimoni convocati dalla difesa.
a.c.
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