Sette anni per una rapina in abitazione: nel “bottino” una playstation e cento euro
La denuncia di un 28enne a Roccabruna, dopo il pestaggio in casa mentre cenava con amici: la vittima era stata anche minacciata dopo i fatti. Assolto un coimputatoIl “bottino” della violenta rapina è davvero poca cosa, in confronto alla gravità di quanto accaduto: si parla di una Playstation 4 con relativi giochi e controller, un po’ di vestiti e utensili, un centinaio di euro in contanti e una collezione di accendini zippo. L’unica cosa, quest’ultima, che per la vittima avesse qualche valore anche dal punto di vista economico, circa un migliaio di euro.
Mohamed Marzoug, marocchino residente a Dronero, ha scontato tutto ciò con una condanna a sette anni e un mese di carcere, per rapina in abitazione e lesioni. Il coimputato Wael Ben Salem, tunisino di Chiusa Pesio, è stato invece assolto per non aver commesso il fatto: non era lui, per i giudici di Cuneo, il complice dell’irruzione compiuta a Roccabruna, dove la persona offesa risiedeva all’epoca dei fatti. Ai due giovani si è arrivati dopo la denuncia di un torinese, oggi 28enne, anch’egli figlio di una famiglia di immigrati del Maghreb.
Si era trasferito nella Granda perché aveva trovato lavoro, in prova, presso una ditta locale. Qui aveva legato con un paio di amici e vicini di casa di origini nordafricane. Si trovavano tutti a cena da lui la sera di quell’assurda aggressione. L’ex inquilino ha raccontato di aver aperto a Marzoug, dopo averlo sentito bussare, perché uno dei suoi amici lo conosceva, col soprannome di “Simo”. Subito dopo erano entrati anche due sconosciuti: un uomo con le stampelle e un giovane più tardi identificato con Ben Salem. In due sono finiti a processo, la posizione del terzo è stata stralciata.
Il ragazzo dice di non aver compreso cosa avesse scatenato la rabbia di Marzoug contro di lui: “Era molto arrabbiato per questioni giudiziarie. Io non c’entravo per nulla, magari era un pretesto per entrarmi in casa”. Sta di fatto che, oltre a trattenere lui e gli amici, gli autori di quell’irruzione avrebbero iniziato a lanciare oggetti: “Hanno scagliato un piatto di terracotta che mi si è rotto sulla testa e delle bottiglie di vetro: i coltelli per fortuna non li hanno presi, ma avevo rimasugli di vetro addosso”. Almeno una mezzora di violenze, dopo le quali il terzetto aveva lasciato l’abitazione portando via una Playstation 4. La vittima aveva subito abbandonato l’alloggio, chiedendo ospitalità a uno dei due amici. Al suo ritorno in casa, giorni dopo, aveva trovato la porta rotta e una serie di oggetti di valore spariti.
Nel ricostruire la dinamica, il sostituto procuratore Francesco Lucadello si è soffermato anche sulle minacce successive ai fatti: Marzoug aveva intimato alla persona offesa di non denunciare quanto accaduto, minacciando sia lui che i familiari. I carabinieri avevano verificato che lo stesso imputato aveva indicato quel numero di telefono come suo recapito in una denuncia. Nei confronti di Ben Salem pesava “una descrizione fornita dalla persona offesa compatibile con le caratteristiche non solo fisiche ma linguistiche di Ben Salem. Da subito ha precisato che parlava tunisino”. Per Ben Salem era stata chiesta la condanna a sette anni e un mese, per Marzoug sette anni e quattro mesi.
Entrambe le difese avevano chiesto l’assoluzione degli assistiti e contestato comunque la qualificazione del fatto come rapina, anziché due ipotesi separate di furto e lesioni. Per l’avvocato Paolo Dotta, difensore di Ben Salem, la descrizione fisica del presunto complice non corrispondeva a quella dell’imputato, in particolare per quanto riguarda l’altezza. Nessun accertamento è stato fatto, inoltre, in merito all’effettiva individuazione di Ben Salem a Roccabruna tramite il suo telefono cellulare: “Non abbiamo immagini di videosorveglianza, anche se nel residence c’erano telecamere” aggiunge il difensore. Per Marzoug ha parlato l’avvocato Dora Bissoni: “Della sua presenza non si può dubitare per tutta una serie di evenienze. La persona offesa però non ha mai dato spiegazioni sul perché una persona che a suo dire non conosceva si sarebbe introdotta in casa. Marzoug lo ha aggredito e lui ha reagito, non c’è stata rapina”.
Le conseguenze di quella serata da incubo, nel settembre 2022, hanno lasciato strascichi pesanti: il 28enne ha spiegato di non essersi più recato a Cuneo da allora, se non per deporre nel processo. Dopo le botte al volto, refertate con sette giorni di prognosi, aveva chiesto ai medici del pronto soccorso di ridurre il periodo di malattia per non perdere il lavoro: circostanza che si era comunque verificata. Per lui l’avvocato Giulio Magliano aveva chiesto un risarcimento di 4.100 euro tra danni patrimoniali e morali: i giudici hanno assegnato una provvisionale di 2mila euro, più ulteriori 2.700 euro di multa al condannato, demandando al giudizio civile la definizione del risarcimento.
Andrea Cascioli
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