Si apre il processo per la morte del parà Emanuele Scieri: per l’accusa fu vittima di nonnismo
Due ex caporali sono imputati per l’omicidio del militare di leva, nativo di Cuneo. Dal 1999 la famiglia lotta per avere giustizia: il caso è finito anche in parlamentoÈ iniziato ieri (lunedì 4) a Pisa il processo davanti alla Corte di Assise per la morte di Emanuele Scieri, il 26enne nativo di Cuneo, parà di leva, trovato senza vita nell’agosto 1999 nella caserma pisana “Gamerra”, sede del centro di addestramento della Folgore. Sono imputati per omicidio volontario aggravato due ex caporali, Alessandro Panella e Luigi Zabara. Assente il primo, Zabara era invece presente in aula. Su richiesta della sua difesa la Corte ha vietato fotografie e riprese video.
In aula non erano presenti neppure le parti civili: Isabella Guarino, madre di Scieri, e il fratello minore del 26enne, Francesco, che in questi 23 anni insieme agli amici si è battuto tantissimo per arrivare alla celebrazione di un processo per la morte di Emanuele. Secondo le indagini, Scieri morì dopo essere stato vittima di pesanti atti di nonnismo: i caporali, dopo avergli contestato l’uso del telefono, lo obbligarono - riporta il Corriere - “a effettuare numerose flessioni sulle braccia, lo colpirono con pugni sulla schiena, gli schiacciarono le dita delle mani con gli anfibi, per poi costringerlo ad arrampicarsi sulla scala di sicurezza della vicina torre di prosciugamento dei paracadute, dalla parte esterna, con le scarpe slacciate e con la sola forza delle braccia”. Fu allora che, sempre secondo l’accusa, il caporale Panella “lo raggiunse per fargli perdere la presa e lo percosse dall’interno della scala, e mentre Scieri cercava disperatamente di poggiare il piede su uno degli anelli di salita, gli sferrò violentemente un colpo al dorso del piede sinistro facendolo precipitare da un’altezza di dieci metri”. Una caduta che causò al giovane siciliano lesioni gravissime. Il corpo di Scieri sarebbe poi stato abbandonato agonizzante.
Il rinvio a giudizio di Panella e Zabara, che oggi hanno 42 e 44 anni, era stato disposto dal gup lo scorso novembre. Nella stessa occasione era stato prosciolto un terzo ex caporale, Andrea Antico, 42 anni, l’unico tuttora in servizio nell’Esercito, a sua volta accusato di concorso nell’omicidio. Antico aveva optato per il processo con rito abbreviato così come altri due coimputati, il generale e allora comandante della Folgore Enrico Celentano e l’ex aiutante maggiore Salvatore Romondia, entrambi assolti dall’accusa di favoreggiamento. Contro l’assoluzione di Antico, per il quale il pubblico ministero aveva chiesto la condanna a 27 anni di carcere, è stato depositato dai legali della famiglia Scieri l’atto di impugnazione sotto il profilo civile.
Il padre di Scieri, Corrado, originario di Siracusa, è morto nel 2011 ed era funzionario delle Dogane a Cuneo, la madre Isabella Guarino insegnava lettere: i due nel 2007 hanno pubblicato il libro “Folgore di morte e libertà”, denunciando l’omertà che per anni ha intralciato le indagini sulla morte del figlio. Solo nel settembre 2017 la Procura di Pisa aveva ripreso il fascicolo, a seguito della relazione presentata dalla commissione parlamentare d’inchiesta nata per fare luce sui fatti. La Procura generale militare della Corte d’Appello di Roma aveva chiesto all’autorità giudiziaria di Pisa il trasferimento dell’indagine. I due procedimenti sono andati avanti in parallelo, fin quando la Cassazione ha risolto in favore del tribunale ordinario il conflitto di giurisdizione. Il processo contro i due ex militari è aggiornato al 7 maggio.
a.c.
CUNEO cuneo - omicidio - Cronaca - Pisa - Esercito - emanuele scieri - parà