Spedizione punitiva contro un negoziante a Borgo San Dalmazzo, condannato l’aggressore
Calci e pugni contro il titolare di un negozio a Borgo Mercato, devastati i locali. I carabinieri hanno individuato un pregiudicato, il complice è rimasto ignotoÈ stata una spedizione punitiva in piena regola, per giunta provocata, a quanto pare, da un movente quanto mai futile: a scatenare la furia di V.A., pregiudicato italiano, contro un negoziante di Borgo Mercato sarebbe stata la convinzione che quest’ultimo lo “pedinasse” nei corridoi del centro commerciale.
La vittima ha ricostruito in aula le varie fasi di quell’assurda aggressione, risalente alla metà di luglio del 2021. Nel primo pomeriggio, mentre si trovava sul retro del negozio, aveva visto affacciarsi un conoscente, col quale in passato aveva più volte scambiato qualche parola: “Passava spesso in galleria, parlavamo del più e del meno. Da un periodo però l’avevo allontanato, perché mi faceva perdere tempo” ha spiegato. Quel giorno, uscendo dalla porta di sicurezza, si era imbattuto in quell’individuo che subito si era scagliato contro di lui: “Ha iniziato a urlarmi contro dandomi dello ‘sbirro’ e mi ha tirato un calcio. Anche una seconda persona mi ha preso a calci e pugni, per fortuna sono riuscito a scappare verso l’entrata”.
I due aggressori avevano anche inseguito per alcune decine di metri il loro obiettivo, prendendolo a schiaffi tra le corsie del centro commerciale. Poi il negoziante era riuscito a rifugiarsi in uno dei locali, da dove aveva chiamato i carabinieri, nel frattempo già allertati da alcuni attoniti testimoni delle violenze: “Ho sentito un frastuono di vetri e più tardi ho capito che i due avevano preso il tavolo del mio negozio e l’avevano scaraventato a terra. Quando sono tornato ho trovato un macello: vetri e manichini a terra, insieme alla merce”. La scena è la stessa descritta dal luogotenente Fabrizio Saini dei carabinieri di Valdieri, i primi ad accorrere sul posto: “In base alla descrizione della vittima, i colleghi di Borgo hanno individuato il sospettato. La persona offesa ha confermato che si trattava di lui dopo aver guardato la foto, fece presente che l’aveva già visto più volte”. È rimasto invece senza nome il complice, mai identificato in seguito.
“Quello che è accaduto mi ha segnato, non c’era nessuna motivazione per quell’aggressione” ha fatto presente l’aggredito, che aveva riportato abrasioni ed ecchimosi giudicate guaribili in una decina di giorni. Il pubblico ministero Raffaele Delpui ha chiesto per l’imputato una condanna a un anno per quella che ha definito “un’aggressione a più riprese che esprime un certo disvalore”, tenuto conto anche della “gratuità” della distruzione del tavolino, un danneggiamento non procedibile a fronte della mancanza di querela. Ricordando i precedenti dell’uomo, tra cui una condanna per spaccio di stupefacenti e una per lesioni personali, il rappresentante dell’accusa ha chiesto di non concedere la sospensione condizionale.
Per conto della parte civile l’avvocato Sara Caldarulo ha evidenziato i “connotati violenti dell’aggressione”, che a prescindere dalle conseguenze fisiche ha generato paura nell’autore della denuncia: “Il riconoscimento non è basato solo su una fotografia, ma sull’aver conosciuto l’aggressore e averlo frequentato in più occasioni”. Dubbi sul movente e sul ruolo della seconda persona sono stati espressi dal difensore, avvocato Rocco Condello: “Non si comprende il motivo dell’aggressione. Se l’imputato si sentiva pedinato e i due si conoscevano, perché non hanno mai parlato di questo? Non si sa come abbia visto il presunto complice e se i due avessero premeditato l’aggressione, la loro azione non è simultanea”.
Oltre alla condanna a un anno e quattro mesi di carcere, per il solo reato di lesioni, il giudice Alberto Boetti ha disposto il pagamento di una provvisionale e di un risarcimento in favore della parte civile.
a.c.
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