Tenta di rubare la pistola a un vigile e dà in escandescenze: “inchiodata” dal video di un consigliere
Giancarlo Boselli tra i testimoni dell’episodio che ha visto protagonista in corso Giolitti una donna rumena, condannata per oltraggio a pubblico ufficialeC’è stato un testimone “d’eccezione” nella vicenda che ha portato al processo e alla condanna di A.S., cittadina rumena residente a Cuneo, per un episodio di oltraggio a pubblico ufficiale.
Si tratta del consigliere comunale dell’opposizione Giancarlo Boselli, autore di un video - filmato col telefonino - nel quale si vedeva la donna dare in escandescenze contro i vigili urbani. Tutto a pochi metri dal distaccamento di Polizia Locale di corso Giolitti, con tanto di minaccia di “dar fuoco al vostro ufficio” se gli agenti avessero chiamato un’ambulanza. Di fronte al giudice Boselli ha ammesso di non ricordare insulti specifici, ma ha confermato le circostanze: ossia che la rumena urlava frasi sconnesse, mentre gli operanti cercavano di riportarla alla calma.
All’origine dell’episodio, per quanto si è capito, ci sarebbe il fatto che l’imputata, alterata dall’alcol, non riuscisse a rientrare nella sua abitazione: “Dopo aver insultato i passanti - ha ricordato il pubblico ministero Francesco Lucadello - ha tentato di sfilare la pistola a un vigile, cercando poi di colpirlo con un calcio ai testicoli e lanciando una bicicletta agli astanti”. Tutto questo mentre, a più riprese, rivolgeva insulti agli agenti colpevoli, dal suo punto di vista, di non aver fatto abbastanza per risolvere il suo problema. La signora, ha aggiunto il rappresentante dell’accusa, era già stata condannata per aver danneggiato i vetri di un’auto in sosta: “Antisocialità e mancanza di autocontrollo e freni inibitori sono dimostrati in entrambe le occasioni” ha concluso il pm, chiedendo una condanna a nove mesi di reclusione.
La difesa si è appellata alla lieve entità del fatto ma anche all’asserita mancanza di elemento soggettivo: “Era visibilmente alterata per l’alcol e anche per essere rimasta fuori casa e non si ritiene che le parole proferite siano idonee a configurare il reato. La principale fonte di prova è rappresentata dal teste Boselli, che tuttavia non riferisce nulla in merito alle parole proferite: sente solo delle urla”. Il giudice Elisabetta Meinardi, comminando la pena nella misura richiesta dalla Procura, ha altresì disposto la revoca della sospensione condizionale, concessa in precedenza.
Andrea Cascioli
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