Torture in carcere a Cuneo, parlano i detenuti che accusano gli agenti
Cinque persone offese sono state ascoltate dal gip nell’incidente probatorio. A dicembre la Procura dovrà decidere se chiedere il rinvio a giudizio per i 23 poliziottiCi sono voluti due giorni di udienze per acquisire le deposizioni di cinque detenuti ed ex detenuti coinvolti, in veste di persone offese, nell’inchiesta per tortura a carico di 23 agenti del carcere di Cerialdo. L’incidente probatorio si è svolto di fronte al gip Daniela Tornesi, alla presenza del sostituto procuratore Mario Pesucci, dei legali degli indagati e delle parti civili.
Cinque pakistani accusano i poliziotti penitenziari di aver messo in atto una spedizione punitiva nella notte tra il 20 e il 21 giugno scorso. Le vittime del pestaggio, avvenuto nella cella 417 del padiglione “Gesso”, affermano di essere stati colpiti con calci e pugni al volto perché avevano protestato chiedendo che un vicino di cella venisse portato in infermeria. Il detenuto, loro connazionale, aveva lamentato forti dolori alla gamba e chiesto più volte di essere visitato. “Vuoi anche tu qualcosa? Così stanotte dormi bene… ti do io qualcosa” gli avrebbe detto uno dei sorveglianti, colpendolo con pugni, schiaffi e calci fino a farlo cadere dalla sedia una volta condotto in infermeria, insieme agli altri reclusi. Nella stanza adiacente a quella delle visite, i detenuti sarebbero stati scherniti e ingiuriati con epiteti razziali, come “parla adesso pakistano” o “siete pakistani e persone di m…”. Un altro dei carcerati, preso a calci sui fianchi mentre era seduto a terra, sarebbe stato minacciato di ulteriori botte se l’indomani non si fosse tagliato barba e baffi. Gli agenti - alcuni dei quali erano fuori servizio, secondo le accuse - avrebbero poi interrotto d’autorità la visita medica, portando i reclusi in isolamento: di qui l’ulteriore contestazione di abuso di potere.
Oltre alla “spedizione” di giugno, culminata in lesioni di varia entità (tra i sette e i quindici giorni di prognosi), agli indagati vengono ricondotti tre episodi di violenza denunciati tra l’ottobre del 2021 e l’aprile del 2022, ai danni di due detenuti marocchini. Uno di loro sarebbe stato percosso in due occasioni, la seconda dopo aver chiesto e ottenuto un trasferimento di cella per osservare il Ramadan: più tardi un sorvegliante lo avrebbe ritrovato incosciente nella sua cella. C’è infine il pestaggio ai danni di un altro nordafricano, al rientro dall’ospedale dove era stato ricoverato per atti di autolesionismo: tra il corridoio della sezione isolamento e il magazzino, il recluso sarebbe stato picchiato e minacciato.
Da quanto si apprende le persone offese hanno confermato la sostanza delle accuse: uno di loro, tuttavia, avrebbe riferito anche fatti che non erano stati menzionati negli interrogatori. Era assente per malattia uno dei due maghrebini che verrà quindi ascoltato dal giudice in una successiva udienza, a inizio dicembre: per l’altro invece non è stato disposto l’incidente probatorio. Una volta escussi tutti gli autori delle denunce, la Procura dovrà valutare le dichiarazioni e decidere se chiedere il rinvio a giudizio per gli indagati.
a.c.
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