Tre pistole e quasi 200 proiettili in uno zaino: la scoperta su un’auto a Centallo
Il ritrovamento da parte dei carabinieri ha portato a processo due uomini, entrambi incensurati. Sostengono di aver recuperato le armi nel giardino di una villaQuando una pattuglia dei carabinieri di Centallo li aveva fermati sulla provinciale, verso Roata Chiusani, i due uomini a bordo della Panda erano apparsi subito nervosi. Il motivo era divenuto chiaro a una rapida occhiata sul sedile posteriore, dove si vedeva spuntare da uno zaino il calcio di una pistola.
Le pistole in realtà erano tre, una Beretta 7,65 e due semiautomatiche Browning di fabbricazione belga: due di esse avevano i caricatori inseriti e i proiettili in canna. Nello stesso involucro, infilato nello zaino, c’erano anche una fondina e due scatole di cartucce contenenti 138 colpi calibro 7,65 e 43 colpi calibro 22. A causa di questo inaspettato ritrovamento, risalente all’agosto del 2020, sono ora a processo il guidatore dell’auto, A.M., e l’amico seduto sul sedile posteriore, E.Y., identificato come proprietario dello zaino. I due viaggiavano insieme a una donna e sul momento non avevano saputo fornire spiegazioni convincenti: per entrambi l’accusa è di porto illegale d’arma da fuoco e ricettazione.
Si tratta di due soggetti di nazionalità albanese, incensurati e sconosciuti alle forze dell’ordine. Al maresciallo Stefano Imperatori, all’epoca al comando della stazione carabinieri di Centallo, avevano poi raccontato di essere usciti poco prima dalla storica villa Chiusano a Ronchi. Qui sostenevano di aver trovato le armi, nascoste in giardino, mentre lavoravano: “Il luogo in cui sono stati controllati era compatibile con il percorso e la villa Chiusano ha effettivamente un parco piuttosto grande, dove erano in corso dei lavori” conferma il maresciallo.
Ai Ris di Parma è stato poi inviato l’intero contenuto dello zaino, più una carabina ad aria compressa, sequestrata a casa di A.M., che è risultata essere un’arma giocattolo. Dalla banca dati delle forze dell’ordine è emerso che nessuna delle armi era stata utilizzata per azioni delittuose, tuttavia una delle due Browning aveva la matricola abrasa. La Beretta, l’unica di cui sia stato possibile tracciare l’origine, risulta essere stata venduta all’interno di un lotto del ministero di Grazia e Giustizia: un particolare che aggiunge ulteriore mistero a questo ritrovamento.
Il prossimo 8 marzo il giudice ascolterà i testimoni di difesa e la versione degli imputati.
Andrea Cascioli
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