Trovato con 13 palline di cocaina, si difende a processo: “Mi serve per curare l’ansia”
La spiegazione dell’albanese, incensurato e residente a Cuneo, non ha evitato la condanna. I poliziotti lo avevano fermato con la droga nel pacchetto di sigarette“La cocaina? Mi serve per curare ansia e depressione”: è la spiegazione che un imputato 48enne, incensurato, ha offerto stamani al giudice chiamato a valutare le accuse di spaccio a suo carico.
Nel dicembre 2019 A.D., cittadino albanese residente nel centro di Cuneo, era stato fermato da una volante della Polizia in via Savona, a bordo della sua auto. Già da qualche settimana, in realtà, gli agenti della Squadra Mobile stavano seguendo i suoi spostamenti. L’uomo era apparso inquieto ed era stato perciò accompagnato in Questura per una perquisizione personale. All’interno del pacchetto di sigarette che portava con sé, gli investigatori avevano rinvenuto 13 palline di cocaina, ciascuna dal peso di circa un grammo. Nell’abitazione di A.D., i poliziotti avevano rinvenuto altre due palline di cocaina nascoste in un cofanetto della cucina, oltre a materiali per il confezionamento e ingenti quantitativi di denaro contante.
In camera da letto l’albanese teneva inoltre un bastone animato e una katana, armi che possedeva senza averlo segnalato alle autorità competenti. Anche per questo era scattata nei suoi confronti una denuncia. L’uomo era stato quindi sottoposto alla misura dell’obbligo di dimora con permanenza notturna.
A processo sono state sentite come testimoni diverse persone che si presumeva, in base ai tabulati telefonici e alle chat, potessero aver acquistato stupefacenti dall’imputato. Tutti hanno confermato di aver comprato droga da lui in almeno un’occasione, tranne una 34enne che ha sostenuto sia di conoscere A.D. che di aver fatto uso di cocaina per vari anni, negando però di averne mai acquistata dall’accusato. A.D. dal canto suo ha smentito di aver mai ceduto sostanze ad altri e ha spiegato di farne uso personale “per motivi di salute”: “Dal 2015 soffro di ansia e depressione, cosa che mi ha creato problemi anche sul lavoro”. A riprova della sua buona fede l’uomo ha menzionato il fatto che una volta in Questura era stato lasciato libero di andare in bagno più volte: “Non ricordavo nemmeno di avere addosso la cocaina, altrimenti avrei potuto buttarla”.
Quanto agli oltre 18mila euro rinvenuti nella sua abitazione, l’imputato ne ha giustificato il possesso come provento di diverse vincite in alcune sale giochi del capoluogo cuneese: per alcune delle vincite più consistenti aveva anche conservato la ricevuta. “Spiegazione plausibile, tenendo conto inoltre che A.D. svolgeva oltre al suo lavoro nell’edilizia un’attività ulteriore come rappresentante di profumi e integratori” ha aggiunto il suo difensore, l’avvocato Marco Moda, chiedendo l’assoluzione dall’accusa di spaccio: “La quantità di cocaina sequestrata è compatibile con l’uso personale. Si sa che chi acquista quantitativi più grossi riesce ad avere un prezzo migliore e ha comunque una scorta a cui attingere senza comprare volta per volta”.
Per il pubblico ministero Davide Fontana, al contrario, l’istruttoria ha provato la sussistenza di tutte le imputazioni: quello sequestrato era “un quantitativo non ingentissimo ma certo non ad uso personale, come si desume anche dalle modalità con cui è stato rinvenuto”. A carico di A.D. il rappresentante della Procura aveva quindi domandato la reclusione per nove mesi e una multa di 2mila euro.
Il giudice Marcello Pisanu ha infine emesso un verdetto di condanna alla pena di un anno e a 3mila euro di sanzione, disponendo il sequestro del denaro contante e la sospensione condizionale.
a.c.
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