Trovato senza vita sotto al viadotto Soleri nel 2019: dietro la sua morte ci sarebbe un'estorsione
Un uomo e una donna residenti in provincia di Napoli a processo per la morte del quarantenne cuneese Alessandro GhinamoAveva partecipato ad una festa la sera del 19 ottobre del 2019, prima di scomparire. Dopo l’appello della famiglia e due giorni di ricerche, il suo corpo senza vita era stato ritrovato ai piedi del viadotto Soleri, all'altezza della Madonnina. Alessandro Ghinamo, cuneese, all'epoca dei fatti aveva 40 anni. Ieri, mercoledì 29 gennaio, il caso della sua morte è finito in Tribunale a Cuneo, a conclusione delle indagini condotte della Squadra Mobile della Questura che hanno ricostruito un quadro inquietante dietro il tragico gesto del quarantenne. Una prima indagine sulla vicenda si era conclusa con l’archiviazione.
Lo spunto per la nuova inchiesta è stata l’analisi del telefono di Ghinamo, dalla quale è emerso che l’uomo da tempo intratteneva conversazioni in chat con alcune donne, poi rivelatesi profili falsi riconducibili all’imputata Carmela Romano, ora a processo per estorsione insieme al compagno Mario Miceli, come lei residente a Roccarainola, in provincia di Napoli.
A ricostruire la vicenda in Tribunale è stata Mariella Faraco, ispettore capo della Polizia, secondo la quale Ghinamo era sottoposto a continue richieste di denaro: l’imputata, che si spacciava per “pubblico ufficiale”, minacciava di “fare arrestare” il quarantenne cuneese se non avesse provveduto a versare le somme richieste su una carta Postepay. Ghinamo aveva così versato oltre 4 mila euro nel corso del 2019, spiegando però che la madre, con la quale aveva il conto cointestato, avrebbe presto scoperto e bloccato tutto. Il 14 di settembre, dopo un versamento da 500 euro, il cuneese scrive: “Io ve li ho dati, ora non ce la faccio più”.
Dall'analisi delle chat dell’imputata è emerso anche che il compagno era pienamente consapevole delle sue attività estorsive. Il 17 giugno Ghinamo effettua un bonifico da 200 euro, la Romano scrive a Miceli: “Puoi vedere su Postepay quanto tengo?”. “Duecento euro”, risponde lui. “Doveva mettere 250. Le deve buscare, lo faccio arrestare”, replica lei.
Ieri in Tribunale ha parlato anche la sorella di Ghinamo, la quale ha spiegato come il fratello avesse un deficit cognitivo: “Avevamo provato a parlargli per mettere un amministratore di sostegno, ma poi si è suicidato”.
Il prossimo 19 marzo verranno ascoltati altri testimoni.
a.d.
CUNEO cuneo