Un morso al naso dopo le botte alla compagna: “La cicatrice si vede ancora”
Il giovane è in carcere dopo l’ultimo episodio denunciato dalla cuneese. Lei, con il volto tumefatto, si era barricata in casa insieme ai genitoriNon solo botte e minacce alla convivente, ma anche un morso al naso della donna, così forte da lasciarle una cicatrice che - a detta dei genitori di lei - è tuttora visibile. Dopo questa folle violenza ci sarebbe comunque voluto un altro anno prima che la cuneese decidesse di sporgere denuncia.
Ora D.M., pregiudicato, classe 1995, è in carcere e sotto processo per maltrattamenti, lesioni aggravate e resistenza a pubblico ufficiale. Si era opposto all’arresto, operato dai carabinieri nel gennaio 2024. “Non accettavo che mi mettessero le manette, volevo andare da solo in caserma” ha spiegato al giudice, dicendosi pronto ad assumersi le sue responsabilità: “Era un rapporto burrascoso e tossico ma sono molto dispiaciuto, volevo scusarmi anche con i genitori della mia ex”.
I due, entrambi con trascorsi di tossicodipendenza, avevano vissuto insieme per circa un anno e mezzo. Lei gestiva una struttura ricettiva, lui, sostengono i genitori della persona offesa, viveva sulle sue spalle: “Disse che era buono e gentile - ricorda la madre - e non sapeva dove andare. Mia figlia è buona con chi ha bisogno. Poi è iniziata la relazione. Non ne parlavamo molto perché io non approvavo: sapevo che da parte di mia figlia non era una cosa seria, per lui invece sì”. Tanti gli interventi dei carabinieri dopo quelle liti furibonde. Una volta a chiamare il 112 era stata una dipendente dell’Eni che lavorava nelle vicinanze, allarmata dalle urla. Un’altra volta era perfino intervenuto un ospite del b&b.
Prima dell’ultimo litigio, lo stesso giorno, una pattuglia era già arrivata nel pomeriggio. Alla sera la donna si era presentata a casa dei genitori: “Era spaventatissima, una maschera di sangue. Pensai che avrebbe perso l'occhio per come era ridotta la palpebra” dice oggi sua mamma. Il padre aveva cercato di uscire, lei lo aveva fermato: “Ci disse di entrare subito in casa, di chiudere la porta e chiamare i carabinieri. Temeva che il compagno potesse fare del male al padre”. I militari intervenuti ricordano i segni sul volto e sul sopracciglio: “Durante la deposizione ha pianto più volte, ma era lucida” ha riferito il maresciallo capo Francesco Riccobene.
Lui racconta che le liti ruotavano sempre attorno alla droga: quella consumata insieme, o che lui sosteneva gli venisse rubata. “Da quando ci frequentavamo - spiega l’imputato - ci aiutavamo a vicenda per smettere con la droga. Però poi abbiamo ricominciato e sono iniziati i litigi, io non volevo che lei si bucasse”. L’episodio del morso sul naso sarebbe nato da una violenza di lei, così l’aggressione la sera dell’arresto: “Ha inventato di essersi difesa ma era lei che mi ha attaccato, si è inventata una paura immaginaria”.
“C’erano episodi di violenza verbale perché era nel temperamento di lui. Lei lo giustificava, diceva che aveva una storia difficile” sostiene invece la mamma della querelante: “Di quella sera non ricorda più niente. - afferma, parlando dell’ultimo episodio - Ha avuto un black out per lo shock. Mi disse anche che in tribunale aveva fatto una figuraccia, ma se non ci fosse stata quella sera e la violenza lei non lo avrebbe denunciato”.
Andrea Cascioli
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