“Vado a lavare la macchina”: esce di casa e sparisce, abbandonando la compagna e i tre figli
La coppia aveva vissuto a Busca. Denunciato dalla donna, l’imputato è stato condannato: “Non si è mai fatto vivo, nemmeno con la madre degli altri due bambini”Non è la classica sortita “per comprare le sigarette”, ma poco ci manca. Nel caso di un muratore lombardo, all’epoca residente a Busca, la scusa fatidica era stata “vado a lavare la macchina”. Da allora la compagna, madre di tre suoi figli, non l’ha più visto né sentito.
Nell’aprile 2021 la denuncia ai carabinieri, culminata in un processo penale dove la donna ha chiesto - e ottenuto - di vedersi riconoscere il pagamento di una quota del mantenimento per i bambini, tutti in tenera età. Già prima, ha precisato, la convivenza non era proprio stabile: lui andava e veniva, perlopiù al fine settimana. Fin quando non è tornato più: “Ha preso, è partito ed è andato da sua mamma. Ha abbandonato i figli e da tre anni non li ha più visti, non si è nemmeno curato di telefonare per chiedere come stiano”.
Inutili i tentativi per riuscire almeno a contattarlo, ha aggiunto l’autrice della querela: “I soldi? Non li lasciava prima, figuriamoci dopo. All’inizio l’ho cercato al cellulare, poi ho lasciato perdere: era anche una persona aggressiva che alzava le mani, alla fine mi sono rimboccata le maniche e ho cresciuto i figli da sola”. Oltre ai tre figli avuti da quella relazione, la signora ne aveva già due. Per questo, spiega, si è poi trasferita a sua volta nella regione di origine, in modo da essere più vicina ai suoi genitori. A suo dire, non sarebbe stata la prima volta che l’ex compagno si comportava in questo modo: “Ha avuto due figli con una precedente compagna e non gli ha mai dato niente: si vede che per lui è normale così. C’è anche un altro bambino che non ha riconosciuto, ma so che è suo. E non so se ne abbia avuti altri”.
Gli accertamenti richiesti dalla Procura hanno escluso che l’uomo, rintracciato a Busto Arsizio (Varese) presso i genitori, fosse in condizioni di indigenza tali da non consentirgli di versare l’assegno: “Ha lavorato anche in Svizzera come carpentiere e muratore. Prima, per un periodo, aveva lavorato a Busca e si era aperto la partita Iva” ha ricordato l’ex compagna. “Un atteggiamento pervicacemente ostinato di disinteresse” secondo il pubblico ministero, che ha chiesto una pena detentiva pari a sette mesi di carcere: “La sola pena pecuniaria non è idonea a rispondere alle esigenze di giustizia” ha spiegato. La parte civile si è associata, domandando il riconoscimento degli assegni di mantenimento nella misura già stabilita dal tribunale. Per la difesa rilevava il fatto che tra i due non intercorresse una convivenza stabile: “Il fatto che ci siano figli non significa ci sia una coppia. La norma non sanziona gli obblighi civilistici, ma solo il diritto di ricevere sostegno ove ci si trovi in condizioni di estremo disagio: la signora poteva comunque contare sulla famiglia”.
Per l’imputato è arrivata infine una condanna a sette mesi di reclusione. La sospensione della pena è stata subordinata dal giudice al pagamento, entro tre mesi, delle somme dovute e di un risarcimento pari a 1500 euro per ciascuno dei tre figli.
Andrea Cascioli
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