Veleno nelle bottiglie dei supermercati, il folle ricatto porta un uomo a processo a Cuneo
David Sirca è il presunto Acquabomber. Ai colossi cuneesi dell’acqua erano arrivate mail inquietanti: “Pagate o inietterò tallio nei vostri prodotti”Una minaccia terrificante era rimbalzata, tra il 2021 e il 2022, fra i colossi cuneesi dell’acqua e i produttori di vino: chi la inviava, attraverso la posta elettronica, chiedeva decine di migliaia di euro di “riscatto”. Se non li avesse ricevuti, diceva, avrebbe avvelenato alcune bottiglie con marchi prestigiosi, rimettendole subito dopo tra gli scaffali dei supermercati.
“Menzionò anche un prodotto tossico, dicendo che avrebbe fatto morire delle persone” ricorda Gualtiero Rivoira, ad e presidente della Fonti Alta Valle Po che controlla il marchio Acqua Eva, una delle aziende più affermate della Granda nel settore. Sulla sua mail personale, oltre che sulla casella aziendale, erano arrivate le minacce firmate da un sedicente Alessandro Brunelli: “Aveva detto che se avesse inserito alcuni grammi in una bottiglia da un litro e mezzo, una persona che l’avesse bevuta da sola sarebbe morta sul colpo”. La sostanza velenosa evocata era il tallio, con altri destinatari invece il misterioso Acquabomber aveva parlato di cianuro.
Per rendere tutto più credibile, l’estorsore menzionava una specifica catena della grande distribuzione e spiegava per filo e per segno il processo di avvelenamento, allegando immagini. “Una volta immessa, la foto online resterà per sempre” avvisava, vantando una certa dimestichezza con l’indicizzazione delle immagini attraverso i motori di ricerca: “Vi costerà molto di più in termine di immagine che trovare un accordo con noi”. La richiesta era di 30mila euro, con un preciso ultimatum. Dopo un ulteriore “avviso”, il rappresentante dell’Acqua Eva aveva messo tutto in mano ai carabinieri di Saluzzo.
Altrettanto hanno fatto i titolari di altre due aziende cuneesi sottoposte allo stesso ricatto. Per la San Bernardo di Garessio hanno testimoniato l’ex ad Gianluigi Delforno ed Edoardo Biella, dirigente dell’azienda che è tuttora controllata dalla sua famiglia. La cifra da pagare in questo caso ammontava a 50mila euro, sollecitati da un fantomatico studio legale con le stesse modalità. Nicola Chionetti, imprenditore del vino di Dogliani, ha riferito di aver ricevuto a settembre del 2021 una mail con indicata una data, entro cui versare 15mila euro: “Chi ha scritto il messaggio riferiva di aver avvelenato le mie bottiglie di vino in numero non precisato, ero stato minacciato che le bottiglie avvelenate sarebbero state immesse in commercio”.
Nessuno dei destinatari del ricatto ha rapporti con David Sirca, il 50enne triestino arrestato nel giugno del 2022 per questi e innumerevoli altri episodi. L’uomo, un esperto di informatica, si trova tuttora in carcere. Secondo le forze dell’ordine avrebbe portato avanti il suo disegno criminale anche nel periodo in cui stava già scontando una pena alternativa in affidamento ai servizi sociali, per frode informatica.
La sua vicenda ha fatto rivivere l’incubo di Acquabomber, l’attentatore che nei primi anni Duemila terrorizzò l’Italia contaminando bottigliette d’acqua con la candeggina. In questo caso, però, non risulta per fortuna che le minacce si siano mai concretizzate. A Cuneo l’uomo è ora imputato di tentata estorsione. Nel processo a suo carico, rinviato al 17 febbraio del prossimo anno, si attende anche la testimonianza di Alberto Bertone: l’ad di Acqua Sant’Anna è un altro dei destinatari delle mail.
Andrea Cascioli

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