Aveva due chili di hashish e 53mila euro in casa: condannato un fossanese
Il 43enne, arrestato lo scorso agosto, percepiva anche il reddito di cittadinanza. La difesa: “Ha sempre fatto l’imbianchino, lo ha rovinato il lockdown”Secondo la difesa è stata l’interruzione forzata delle attività lavorative nei primi mesi della pandemia a rimettere sulla cattiva strada G.S., un pregiudicato fossanese oggi 44enne condannato a tre anni di carcere per spaccio di droga.
A inguaiarlo nell’agosto scorso era stato un controllo dei carabinieri sulla sua auto, mentre transitava a Marene. Tra la perquisizione in vettura e quella domiciliare i militari avevano rinvenuto all’incirca 1,8 chilogrammi di hashish: merce di qualità molto elevata, secondo gli esperti, che sul mercato avrebbe potuto essere frazionata e rivenduta in 18mila dosi. Nell’abitazione fossanese di G.S., oltre a un bilancino di precisione e alle confezioni di hashish, era stato ritrovato anche molto denaro contante, per una somma complessiva di quasi 53mila euro: buona parte del “gruzzolo” era nascosta in una valigia conservata in cantina.
Dai successivi accertamenti era emerso che l’arrestato non svolgeva alcuna attività lavorativa e percepiva il reddito di cittadinanza: l’Inps di Saluzzo ha comunicato in seguito la sospensione del beneficio. Nel casellario giudiziale di G.S. risultano due precedenti condanne per detenzione e spaccio di stupefacenti, risalenti a una quindicina di anni fa. A suo carico, ha spiegato il sostituto procuratore Carla Longo, pesavano anche le conversazioni con gli acquirenti trovate sui due cellulari sequestrati. Il processo si è focalizzato soprattutto sulla provenienza del denaro in casa: l’imputato ha sostenuto che i quasi 35mila euro nella valigia provenissero da una donazione fattagli dalla madre diversi anni prima.
“Tesi inverosimile secondo criteri logici: penso che nessuno di noi abbia in casa 53mila euro in contanti, in buona parte chiusi in una cantina che peraltro era accessibile da chiunque” ha obiettato il procuratore, chiedendo per il pregiudicato la condanna a sei anni di carcere. A rendere inverosimile l’ipotesi della donazione, ha aggiunto Longo, è il fatto che il tenore di vita di G.S. rasentasse almeno in apparenza la miseria: “Ha fatto lavori occasionali e beneficiava del reddito di cittadinanza, circostanza che lascia pensare che non avesse altro modo di sopravvivere e che è incompatibile con la presenza di una tale somma di denaro. La cantina era, verosimilmente, il luogo in cui potevano depositare denaro gli eventuali complici”.
La difesa ha ricordato che già pochi mesi dopo l’arresto G.S. aveva indicato agli inquirenti sia l’identità della persona da cui aveva acquistato la droga, un certo Abdul incontrato nella frazione Tagliata di Caramagna Piemonte, sia quella della persona a cui era destinata, uno straniero residente a Torino: l’imputato, ha sottolineato l’avvocato Pier Carlo Botto, “non è mai stato identificato come spacciatore abituale dai carabinieri di Fossano”. La sua attività di spaccio, prima di allora limitata a sporadiche cessioni, sarebbe incominciata solo con il lockdown del 2020 quando non gli è più stato possibile perseguire l’attività di imbianchino che aveva sempre svolto.
Il giudice Emanuela Dufour ha riconosciuto la colpevolezza di G.S., confermando per i prossimi diciotto mesi gli arresti domiciliari. È stato disposto altresì il dissequestro dei 34900 euro sequestrati in cantina e ritenuti provento di attività lecite, mentre le restanti somme sono state confiscate.
a.c.
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