Caso pandoro, Balocco contro i giudici civili: “Istruttoria sommaria e parziale”
La sentenza d’appello a Torino conferma l’esistenza di una “pratica scorretta”. Sul tema del prezzo rincarato, l’azienda replica: “Proveremo la nostra correttezza”Il decreto della Corte d’Appello di Torino sul “pandorogate” è “frutto di un’istruttoria sommaria e parziale che ricalca pedissequamente il contenuto della decisione dell’AGCM, già impugnata da Balocco davanti al Tribunale Regionale del Lazio”. Lo sostiene una nota ufficiale dell’azienda fossanese, a commento del provvedimento con cui i giudici civili hanno bollato come “pratica commerciale scorretta” la modalità con cui è stato pubblicizzato e commercializzato il pandoro Pink Christmas.
Si tratta dell’ormai famigerato dolce natalizio che venne messo in vendita in collaborazione con il “brand” Chiara Ferragni. Un flop commerciale, secondo i numeri prodotti dagli stessi avvocati della Balocco: circa il 20% dei 362.577 pandori in “edizione limitata” rimasero invenduti, a fronte di un cachet astronomico - sopra il milione di euro - pagato all’influencer cremonese. Rispetto ai prodotti tradizionali di Balocco, venduti a 3,68 euro, cambiava solo il packaging. E il costo: 9,37 euro, due volte e mezzo di più.
Proprio la confezione del pandoro (insieme ai post reclamizzanti di Ferragni) è all’origine dei guai aziendali: vi si leggeva infatti che “Chiara Ferragni e Balocco sostengono l’Ospedale Regina Margherita di Torino, finanziando l’acquisto di un nuovo macchinario che permetterà di esplorare nuove strade per le cure terapeutiche dei bambini affetti da Osteosarcoma e Sarcoma di Ewing”. La donazione però l’aveva fatta solo Balocco, mesi prima dell’avvio delle vendite: nemmeno un euro speso dai consumatori sarebbe quindi servito a finanziare l’ospedale pediatrico. Il 23 aprile il giudice civile di Torino aveva sanzionato la scorrettezza della pratica, respingendo tuttavia le richieste di risarcimento presentate da Codacons, Associazione Utenti dei Servizi Radiotelevisivi e Adusbef.
La Corte d’Appello ha confermato quanto statuito dal tribunale di primo grado. In merito a questo, il collegio di difesa di Balocco - composto dagli avvocati Alessandra Bono e Alberto Improda - rimarca il fatto che entrambi i decreti hanno “integralmente rigettato le richieste inibitorie e risarcitorie” delle associazioni consumatori: “Le associazioni dei consumatori hanno poi riproposto le medesime richieste dinanzi alla Corte d’Appello di Torino mediante reclamo incidentale che è stato rigettato in toto, in quanto inammissibile. La Corte d’Appello ha altresì confermato che il provvedimento reso non ha natura di giudicato; pertanto, Balocco si riserva di richiederne la revoca o la modifica, alla luce dei futuri sviluppi presso le altre sedi competenti”.
Sul tema del prezzo, la corte presieduta da Emanuela Germano Cortese rileva che il forte rincaro “ha contribuito ad indurre nel consumatore il convincimento” di partecipare a un’operazione di beneficenza. Conclusione che i legali dell’azienda respingono: il collegio di difesa infatti “confida di provare nelle sedi competenti, attraverso evidenze a supporto, la correttezza dell’operato dell’azienda e l’infondatezza di ogni pregiudizio economico nei confronti dei consumatori”.
Redazione
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