È il giorno delle difese nel processo contro la madre di Matteo Renzi
Laura Bovoli è imputata insieme ad altre cinque persone di concorso nella bancarotta della Direkta srl, guidata da un uomo di fiducia della famiglia a CuneoÈ stata la giornata delle difese nel processo cuneese contro Laura Bovoli, madre di Matteo Renzi e amministratrice della società di famiglia Eventi 6, e cinque coimputati.
Bovoli è accusata di aver concorso nella bancarotta della Direkta srl, società di distribuzione pubblicitaria con sede a Sant’Albano Stura guidata da Mirko Provenzano. Alessandrino di nascita, classe 1974, Provenzano è stato in stretti rapporti sia economici che personali con la famiglia Renzi, nell’epoca in cui l’attuale leader di Italia Viva era ancora l’enfant prodige fiorentino del Partito Democratico. Bruno Pagamici, suo ex commercialista e imputato nello stesso processo che vede alla sbarra la Bovoli, ricorda così quei tempi: “Provenzano bussava in continuazione alla porta di Eventi 6 per chiedere lavoro e finanziamenti. Spesso andava a Firenze a trovare i suoi amici e tornava con delle idee, a volte con delle sorprese”.
La Direkta si occupava in particolare di organizzare nella provincia subalpina la distribuzione di volantini che le grandi catene di supermercati appaltavano alla Eventi 6. Le brochure pubblicitarie venivano poi consegnate dai dipendenti delle cooperative del gruppo GSI, gestito da Giorgio Fossati. A partire dalla metà del 2012 la catena dei pagamenti tra i supermercati, i vari anelli della catena di committenze e le cooperative aveva iniziato a farsi sempre più lenta e farraginosa. Fino a quando Fossati aveva intimato alla società di Provenzano il pagamento di un milione e 300mila euro di debiti complessivi. Per opporsi a queste pretese creditizie, da lui giudicate spropositate, Provenzano aveva bussato alla porta dei suoi committenti chiedendo il rilascio di note di credito con uno storno delle fatture precedenti: l’obiettivo era evitare il fallimento, dimostrando che ai crediti di Fossati andassero detratte le penali per tutta una serie di “disservizi” nella distribuzione dei volantini.
Il presunto favore era stato accordato dalla Eventi 6 e da Paolo Buono, direttore commerciale della Gest Espaces di Carmagnola, un altro dei maggiori clienti della Direkta. Per il sostituto procuratore Pier Attilio Stea i fornitori avrebbero in questo modo aggravato la posizione dell’azienda e impedito ai suoi creditori di rivalersi. Alla fine Direkta aveva comunque dichiarato il fallimento nel maggio 2014, così come le cooperative-satelliti di Fossati. Per questa vicenda l’ex amministratore ha patteggiato una condanna, mentre i committenti Bovoli e Buono si trovano ora imputati assieme a due collaboratori di Provenzano, Vincenzo Misiano e Donatella Spada, e ai commercialisti Franco Peretta e Bruno Pagamici.
L’argomentazione delle difese poggia sull’idea che i disservizi nella distribuzione pubblicitaria ci fossero stati eccome, tanto da venire documentati in vari scambi di mail tra lo stesso Provenzano e i committenti. A parte questo, però, è dubbio il fatto che le note emesse da Eventi 6 e Gest Espaces possano aver davvero influito sull’esposizione debitoria dell’impresa santalbanese: “Le lettere di accompagnamento alle note di credito non hanno alcun valore contabile. Per modificare un documento contabile ci vuole un altro documento contabile” ha dichiarato il commercialista Daniele Belsito, consulente della difesa Bovoli. Direkta potrebbe anche aver richiesto lo storno perché accortasi di un errore: “Tra Direkta ed Eventi 6 c’erano rapporti commerciali frequenti che vedevano Eventi 6 sia come cliente che come fornitore, in sostanza c’era scambio di servizi”. Ci sono state però, ha aggiunto il consulente, varie difformità finanziarie: nel libro giornale dell’impresa di Bovoli si riportavano versamenti di 313mila euro in favore di Direkta per l’anno 2011, mentre nei registri di Provenzano risultano incassi per 80mila euro.
Analoghe considerazioni sulla validità delle note di credito sono venute dal consulente chiamato dalla difesa di Paolo Buono, la dottoressa Claudia Tavernari: “Dubito che una lettera generica possa avere effetti sulla riqualificazione di un documento contabile. In ogni caso, l’unica nota di credito da 245mila euro emessa da Gest Espaces in favore di Direkta non riportava la firma di Buono, il quale non ha mai fatto parte degli organi di gestione né della proprietà dell’impresa”.
La conclusione dell’istruttoria è prevista per il 14 luglio, quando si terranno anche la requisitoria del pubblico ministero e le arringhe degli avvocati.
Andrea Cascioli
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