Il “tecnico di Lottomatica” è un truffatore: la banda rastrella 80mila euro nelle tabaccherie
Tra le vittime anche un tabaccaio di Fossano. A Cuneo sono stati condannati in cinque: segnalavano un fantomatico guasto per ottenere ricaricheUna truffa portata avanti con metodo, in tutta Italia, da una banda di “specialisti” campani che adocchiavano le tabaccherie e chiamavano fingendosi dipendenti di Lottomatica. Una voce femminile avvisava di un fantomatico guasto nel sistema utilizzato per le ricariche delle carte prepagate: “Bisogna riallineare i terminali” diceva, mettendo poi in contatto l’esercente con un “tecnico”.
Quest’ultimo forniva le istruzioni pratiche, in teoria una serie di codici numerici. In realtà erano gli importi in denaro che l’inconsapevole vittima versava ai truffatori, forniti di svariate Postepay. Nella rete è caduto anche il titolare di una rivendita nel comune di Fossano, assieme a un collega di Trino Vercellese. Ai due sono stati sottratti circa 6mila euro, ma il “sistema” ne ha fruttati in totale la bellezza di 80mila.
Per questi soli due episodi il tribunale di Cuneo ha condannato cinque imputati, quattro donne e un uomo, a pene comprese tra un anno e un anno e due mesi di carcere, con il beneficio della sospensione condizionale. Giuseppe De Rosa, Veronica Parente, Emanuela Guagni, Rosa Zagaria e Carmelina Caterino sono le persone individuate a vario titolo come artefici o complici della truffa.
“È stata una truffa consistente” ha premesso il pubblico ministero Alessandro Bombardiere, che aveva chiesto per tutti otto mesi di reclusione e 200 euro di multa. Il tabaccaio fossanese, ha ricordato il pm, aveva ricevuto una seconda chiamata dai sedicenti addetti di Lottomatica lo stesso giorno in cui si era recato dai carabinieri per presentare querela, dopo essersi accorto dell’inganno. Da parte di De Rosa, il presunto “tecnico”, c’era stata una denuncia di smarrimento della carta prepagata: “In realtà - obietta l’accusa - vedendo i movimenti delle singole carte si nota come quelle di De Rosa e di Zagaria siano oggetto di prelievi continui a seguito dei bonifici fatti dai gestori delle tabaccherie, a distanza di uno o due giorni”.
“Non sappiamo con certezza chi ha usato la Postepay e chi ha chiamato i tabaccai, né è stato verificato se ci fossero state denunce di smarrimento in sede di indagini” ha obiettato l’avvocato Gianluca Bottero, difensore di De Rosa. “Il tabaccaio indica in querela uno specifico accento che non trova corrispondenza con le origini della Zagaria” ha affermato invece l’avvocato Luca Mondino, difensore dell’imputata che secondo l’accusa avrebbe effettuato la prima telefonata. Alle conclusioni assolutorie si sono associate le altre difese.
Andrea Cascioli
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