Padre e figlio condannati per il raid con pestaggio in una pizzeria di Bene Vagienna
I due uomini dovevano rispondere di percosse, lesioni, danneggiamento e minaccia. La vittima era stata colpita con manici d’ascia e sedie e il dehor messo a soqquadroDovevano rispondere di percosse, lesioni personali gravi, danneggiamento e minaccia gli autori del pestaggio di un operaio specializzato avvenuto a Bene Vagienna il 6 agosto 2016.
Si era trattato di un ‘raid’ in piena regola, di cui aveva fatto le spese non solo la malcapitata vittima della spedizione punitiva ma anche il dehor di una pizzeria nel centro del paese, il ‘Crutin delle donne’. Al momento dell’aggressione, avvenuta di sabato sera, erano presenti diversi avventori del locale, tra cui due signore anziane che erano finite a terra insieme a tavoli e sedie. Il compagno della titolare era stato invece raggiunto da un pugno mentre si prodigava per fermare il folle assalto.
Per questi reati sono stati condannati, rispettivamente a un anno e due mesi e a otto mesi e venti giorni di carcere, un uomo residente in paese, R.G., e suo figlio F.G. (il fratello minore di quest’ultimo è stato deferito al tribunale per i minorenni perché era diciassettenne all’epoca dei fatti). R.G., assolto per la sola imputazione di minaccia, è stato anche condannato al pagamento di mille euro di sanzione, mentre per F.G., che ha optato per il rito abbreviato, il risarcimento alle parti offese verrà stabilito nel processo civile.
L’ideatore dell’aggressione accusava la vittima del pestaggio di aver molestato sua figlia quindicenne. Per questo l’uomo era stato picchiato con un manico d’ascia e poi con le sedie del locale. A fornire il numero di targa e la posizione dell’automobile su cui i tre erano arrivati era stato in seguito il compagno della titolare del ‘Crutin delle donne’, messosi subito sulle tracce degli aggressori.
Dalla sua testimonianza e da quella della titolare del bar-pizzeria, è emerso inoltre che i due imputati si erano poi recati altre due volte al ‘Crutin delle donne’. In un’occasione, il giorno dopo il pestaggio, R.G. avrebbe cercato di convincere la donna ad accettare un risarcimento per i danni subiti. Una seconda volta, padre e figlio erano tornati insieme a un terzo uomo di nazionalità albanese dopo la chiusura, mentre era presente anche la vittima dell’assalto. In entrambe le occasioni erano intervenuti i Carabinieri e dopo il secondo episodio a carico dei due uomini era stato disposto il divieto di avvicinamento al locale.
La proprietaria del ‘Crutin’, nella sua deposizione, ha affermato che l’aggressione di cui era stata testimone e gli strascichi successivi non sono stati estranei alla scelta di abbandonare l’attività, che ha chiuso i battenti nel dicembre successivo: “A Bene Vagienna il mio era ormai bollato come un ‘bar malfamato’” ha spiegato la donna, riferendo altresì dei problemi di salute affrontati nello stesso periodo.
a.c.
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