Perseguitava l’amica, ma lei toglie la querela: il fossanese scampa alla condanna
Per l’altro reato, la sostituzione di persona, il giovane è stato assolto. Un fotografo lo aveva accusato di aver usato la sua immagine per contattare la ragazzaLe accuse erano gravi, stalking e sostituzione di persona, anche se lui in aula ha provato a ridimensionare il tenore della faccenda: “Solo uno scherzo” a detta di D.S., fossanese, denunciato da un’amica dopo una serie di episodi inquietanti. In querela si menzionavano le gomme dell’auto bucate, l’invio di foto di pistole e di un falso tesserino dei carabinieri, un biglietto con scritto “lasciala stare, lei non è roba tua: esce con me”.
Tutto un equivoco, secondo lui: “Il tesserino? Lo avevo fatto per scherzare, anche perché lei mi conosceva da cinque anni e non pensavo che ci avrebbe creduto”. Di quel periodo, ammette, non ricorda molto: “Facevo uso saltuario di sostanze e non ero lucido”. Con quell’amica però c’era stato un rapporto stretto, per un po’, sebbene entrambi avessero avuto relazioni sentimentali con altri: “A un certo punto abbiamo troncato il rapporto, non ci siamo più visti né sentiti”. Colpa anche di qualche debito in sospeso, a suo dire. L’imputato attribuisce a questioni di denaro l’unico episodio confermato, un pedinamento in auto. La ragazza stava andando a cena a Saluzzo: “Le avevo prestato soldi e volevo che me li ridesse, - si è giustificato - lei diceva di non potere ma poi andava spesso a mangiare al ristorante”.
Il pedinamento è dimostrato anche dalle immagini acquisite in fase di indagini, dove si vede l’auto di D.S. seguire a breve distanza quella della ragazza. Succedeva la sera prima della denuncia. Lui ha negato tutto il resto: i danneggiamenti, i profili falsi, il tentativo di contattare il fidanzato di lei o di farsi passare per un fotografo di moda. Quest’ultimo fatto gli è costato l’ulteriore accusa di sostituzione di persona, dopo la denuncia di un fotografo fossanese. La ragazza era stata una sua modella, anni prima. Poi era stata contattata da un numero anonimo, con l’immagine del professionista presa dal suo (vero) profilo Facebook: la persona che scriveva sosteneva di essere lui, chiedeva alla giovane come avesse trascorso il fine settimana e se fosse disponibile a incontrarsi per un aperitivo.
Il fotografo, ignaro di tutto, ha sporto querela e si è costituito parte civile insieme alla sua ex modella. Solo lei è poi stata risarcita e si è ritirata dal processo: “Pensiamo a un fotografo che ha a che fare tutti i giorni con ragazzine minorenni o di poco maggiorenni e che viene additato come uno che ‘ci prova’: è una situazione distruttiva” ha sottolineato il suo avvocato, Dora Bissoni. L’imputato, sosteneva la legale, voleva “accentrare su di sé l’attenzione della ragazza, con cui da parte sua c’era solo un rapporto di amicizia. Probabilmente, da parte di lui, c’era un desiderio di averla solo per sé”. La richiesta di pena, formulata dal pm Alessandro Bombardiere, ammontava a sei mesi di reclusione per entrambi i reati.
Nessun elemento probatorio collega il numero di telefono all’accusato, ha rilevato l’avvocato difensore Andrea Carpinelli: “Unico elemento - aggiunge - è la presunzione basata sulla coincidenza temporale con i messaggi molesti e vessatori che lui inviava alla ragazza”. La SIM in effetti risultava intestata a un cittadino senegalese residente in zona, che aveva fatto denuncia di smarrimento pochi giorni dopo l’acquisto: “Non è stata trovata in perquisizione e non sono state fatte indagini tecniche, o riguardo i collegamenti tra il senegalese e l’imputato”. Dubbia, a giudizio della difesa, anche l’attribuzione di un finto profilo Instagram.
Quanto ai rapporti con l’amica, l’unica minaccia esplicita è in un vocale Whatsapp: “Lei dice anche di non aver timore per se stessa, ma eventualmente per il suo compagno”. L’imputato, aggiunge il suo legale, ha chiuso ogni contatto con quella persona e l’ha risarcita: “Era un periodo faticoso della sua vita, in cui ha perso il lavoro e avuto problemi a casa, mentre lei trovava lavoro e si fidanzava: ha avuto la reazione sbagliata”. Il giudice Francesca Grassi ha assolto il fossanese dall’accusa di sostituzione di persona e dichiarato improcedibile, per intervenuta remissione di querela, l’ipotesi di stalking.
Andrea Cascioli

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