Scippa un telefono e lo rivende a un amico: è assolto per vizio di mente
Protagonista della vicenda un giovane fossanese. Avrebbe sottratto il cellulare a una donna, rivendendolo poi a un ignaro compagno di classeAvrebbe scippato una donna in una via di Fossano, portandole via tra le altre cose un telefono cellulare. Lo stesso telefonino è stato poi rinvenuto nella disponibilità di un giovane di Cervasca, compagno di scuola del presunto ladro e ricettatore. “Mi disse di averlo trovato in un tombino, vicino a casa sua” ha raccontato al giudice l’ignaro acquirente, oggi 21enne.
A processo per l’episodio di ricettazione, avvenuto ai primi di aprile del 2019, è finito L.B., italiano residente a Fossano, un coetaneo del ragazzo che era giunto in possesso dell’oggetto rubato. A lui i carabinieri erano arrivati risalendo alla sim della madre del suo compagno di scuola e interrogando quest’ultimo sulla provenienza del telefonino: “Io e L.B. frequentavamo lo stesso istituto scolastico a Savigliano. Un giorno ci ritrovammo alla stazione di Cuneo, lui mi chiese se volessi il cellulare. Il mio era rotto e quello andava bene, lo acquistai per 60 euro”. Quando i carabinieri gli chiesero conto delle chiamate effettuate da quell’apparecchio, ha aggiunto il teste, non sapeva che fosse rubato. A sua volta aveva poi proposto a un altro compagno di scuola di acquistarlo in modo da recuperare i soldi, ignaro però che in questo modo anche lui avrebbe commesso una ricettazione.
In aula è stata ascoltata anche la vittima del furto, una signora oggi sessantunenne: “Ero a piedi e camminavo con la borsa appesa al braccio. Qualcuno è arrivato in bici dietro di me senza che me ne accorgessi, mi ha buttata a terra e ha preso la borsa”. All’interno c’erano le chiavi di casa, il portafoglio e appunto il cellulare Samsung Galaxy J3, dal valore stimato in circa 120 euro. La donna non era stata in grado di riconoscere lo scippatore, perché non l’aveva mai visto in volto: “Non si è mai girato, era in maglietta e ho potuto notare solo che era scuro di pelle”.
Il particolare corrisponde con l’aspetto fisico di L.B., per il quale il procuratore Raffaele Delpui aveva chiesto la condanna a tre mesi di carcere e 300 euro di multa. La richiesta di pena teneva conto del vizio parziale di mente riconosciuto all’imputato: “Si parte da uno scippo ben poco tranquillizzante e la ricettazione è provata in maniera documentale” ha spiegato il rappresentante dell’accusa. Per l’avvocato difensore Debora Ferrero non c’era invece una prova sufficiente per arrivare alla condanna: “Il teste dice che L.B. aveva riferito di averlo trovato, non di averlo sottratto a qualcuno. Le condizioni psichiche dell’imputato depongono a favore della sua sincerità”.
Proprio in virtù del vizio di mente il giudice Marco Toscano ha riconosciuto la non punibilità del ragazzo, mandandolo infine assolto.
a.c.
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