Un commento su Facebook scatena la lite: 50enne benese accusato di diffamazione
“Ero arrabbiato per aver subito una censura” ha spiegato l’uomo. Aveva ricevuto un “cartellino giallo” sul social network per contenuti osceniNel gergo dei social si chiamano warning, ovvero i “cartellini gialli” che Facebook distribuisce agli utenti indisciplinati prima di comminare vere e proprie sanzioni come il ban temporaneo o la cancellazione del profilo.
In una di queste ammonizioni era incorso nel novembre del 2016 un benese, G.C., a seguito della segnalazione da parte di un’altra utente del social. Quest’ultima, una sanremese oggi 37enne, ha poi denunciato G.C. per diffamazione a seguito di un post nel quale veniva chiamata in causa con toni poco lusinghieri. “Psicopatica” e “stupida a dir poco” sono le frasi incriminate.
La lite era nata da uno scambio di battute tra G.C., l’autrice della denuncia e un’amica comune di entrambi. L’uomo si era intromesso in una discussione fra le due pubblicando un fotomontaggio con scene di sesso orale. La sanremese aveva chiesto allo sconosciuto internauta di rimuovere quell’immagine, visibile sul suo profilo. Non ricevendo risposta immediata aveva segnalato il contenuto a Facebook, che aveva provveduto a rimuoverlo per oscenità e comminato il warning. Era stata proprio questa circostanza a far infuriare il benese, il quale aveva scritto un post di accuse nei confronti di chi l’aveva fatto censurare.
Nell’ultima udienza del processo a suo carico G.C. si è giustificato affermando di non essersi reso conto, dapprincipio, di essersi intromesso in uno scambio tra la sua amica virtuale e un’altra persona: “Nelle nostre conversazioni - ha spiegato - eravamo soliti usare un tono molto colloquiale e disinibito, sapevo quindi che lei non si sarebbe offesa”. Non così l’altra donna, a lui sconosciuta, che appunto aveva reagito intimandogli di cancellare il suo commento: “Quando mi sono visto recapitare la notifica della violazione da parte di Facebook ero fuori di me, ho pensato che il suo intervento fosse inopportuno perché si trattava solo di una foto umoristica”. L’imputato ha rimarcato l’importanza che ha per lui l’accesso ai canali social, sia in ambito lavorativo che per scopi ricreativi: G.C. è infatti imprenditore in vari settori e creatore di un fortunato sito umoristico, oltre che di canali YouTube e Facebook dove produce video satirici con tecnologia deep fake.
Sollecitato dal pubblico ministero, l’uomo ha ammesso di aver usato parole che avrebbero potuto urtare la sensibilità altrui, ma di averlo fatto in un contesto nel quale la parte offesa non era riconoscibile. Nega inoltre di aver mai ricevuto proposte transattive, come sostenuto dall’autrice della denuncia. “Affermando di aver pubblicato il post sul suo profilo dice il falso e per questo l’ho denunciata” ha spiegato: “Poiché non eravamo amici, se avesse scritto sulla sua bacheca, anziché su quello dell’amica, non avrei potuto vedere nulla”.
Il prossimo 22 dicembre si attende la discussione finale.
a.c.
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