Una condanna per accoltellamento dopo la lite in centro a Fossano
Tre albanesi erano a processo per rissa, due sono stati assolti. Per il pubblico ministero “un fatto gravissimo, sono scene da Bronx”Per il pubblico ministero si è trattato di un “fatto gravissimo, accaduto a Fossano in pieno centro e alla luce del sole, non nel Bronx”. Il riferimento è alla violenta lite avvenuta la sera del 27 settembre di tre anni fa nel dehor di un bar-gelateria in corso Emanuele Filiberto.
B.C., M.T. e A.N., tutti e tre cittadini albanesi, si sono trovati a rispondere di un’imputazione di rissa dopo l’identificazione tramite le immagini video. Al solo B.C. era contestato anche di aver portato con sé un coltello, col quale avrebbe in seguito ferito il marito della titolare del locale, intervenuto per sedare gli animi. I carabinieri avevano potuto ricostruire solo parte dell’accaduto. Quanto emergeva dalle immagini è che a un certo punto il gruppo di avventori di cui facevano parte A.N. e suo fratello (in seguito deceduto) sarebbe stato coinvolto in un acceso confronto con M.T., spalleggiato da B.C. in un secondo momento.
Le immagini non hanno tuttavia permesso di appurare se i contendenti fossero passati alle vie di fatto, dal momento che larga parte dell’azione si era svolta fuori dal campo visivo dell'occhio elettronico. Per quanto riguarda il coltello, il maresciallo Mattia Greco, incaricato di acquisire le videoregistrazioni, ha testimoniato di non essere in grado di identificare con certezza l’“oggetto luccicante” brandito da B.C. contro gli altri avventori. Il ferito ha ritirato la querela che aveva sporto in precedenza e in aula ha affermato di non aver visto alcun coltello.
Ciononostante il procuratore Alessandro Borgotallo ha chiesto per tutti e tre gli imputati la condanna: “La rissa descritta è un caso di scuola dal punto di vista giuridico. I soggetti coinvolti sono attenzionati da tempo a Fossano. Ma soprattutto sono stati identificati senza ombra di dubbio dal marito della titolare del bar”. Quanto a quest’ultimo, il rappresentante dell’accusa ha affermato: “Oggi offre un ricordo debole a tre anni di distanza, ma in querela parla di un coltello e di ferita da arma da taglio, come da referto ospedaliero”. A carico di B.C. era stato chiesto un anno e sei mesi di reclusione per rissa, più un anno di arresto e mille euro di ammenda per porto di arma. Otto mesi per ciascuno la pena proposta per i coimputati.
Per la difesa di B.C. l’avvocato Luisa Agricola ha ricordato come il maresciallo Greco avesse parlato di una “visione solo parziale” dalla telecamera, mentre un teste seduto nel dehor di fronte aveva menzionato una discussione animata tra due soggetti senza però coinvolgere B.C.: “Il ferito dice di essere stato colpito a un avambraccio ma specifica di non aver visto la persona che aveva in mano l’oggetto e di non sapere di cosa si trattasse”. L’avvocato Marco Mana, difensore di M.T., ha a sua volta menzionato le videoriprese facendo presente che a carico del suo assistito “non è emerso alcun contatto fisico nei confronti di altri soggetti”. Analoghe conclusioni sono state svolte da Lorenzo Mana, legale di A.N., il quale ha sostenuto che sia l’imputato che il suo defunto fratello avrebbero cercato di evitare lo scontro: “Se c’è stata un’aggressione, ne sono stati parte passiva”.
Il giudice Sandro Cavallo ha condannato il solo B.C. a un anno di reclusione, con pena sospesa. Gli altri due imputati sono invece stati assolti per insussistenza dei fatti.
a.c.
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