Anni di abusi su fratelli e sorelle, condannato a otto anni: “Ma i nostri genitori sapevano”
L’uomo, oggi 25enne, ha scritto una lettera di scuse alle vittime: “Picchiatemi fino a quando il vostro odio si spegnerà, ho paura del carcere”“Nessuno di noi ha bisogno di sapere durante l'infanzia che il sesso è come una droga, ma molto più potente”: è un brano della lettera che un giovane di 25 anni ha indirizzato ai fratelli e alle sorelle, dopo anni di abusi in famiglia sempre coperti, secondo le accuse, dai genitori che sapevano e non fecero nulla.
A inizio mese è stato condannato in appello a otto anni di carcere, per reati che vanno dalla violenza sessuale aggravata ai maltrattamenti, fino al possesso di pornografia minorile. È stata quest’ultima imputazione a “spostare” il procedimento dalla sede di Cuneo a quella distrettuale di Torino, dove si è svolto il processo in abbreviato anche contro la madre del ragazzo: lei, condannata a 4 anni e 8 mesi dal gup in primo grado, si è vista ridurre la pena a tre anni e otto mesi, riconosciute le attenuanti generiche. Contro il padre invece si procederà a Cuneo, per maltrattamenti e omissione.
Una vicenda oscura nata in un contesto difficile. La famiglia di origini rumene, residente in un paese della campagna di Langa monregalese, era già seguita dai servizi sociali: i genitori, oggi cinquantenni, hanno avuto una decina di figli, alcuni in Italia con loro, altri - i più grandi - rimasti in patria. Vengono descritti come una coppia religiosissima, fino al fanatismo. L’autore degli abusi ha ammesso tutto e ha raccontato anche molto altro: le estenuanti sedute di preghiera a cui il padre li costringeva, le botte con il cavo della televisione, il divieto di giocare a carte. Dai racconti dei figli minorenni agli assistenti sociali sono nati i sospetti più tremendi, quelli sulle violenze sessuali: “Non c’è stata denuncia da parte di nessuno dei familiari, ma è emerso un grosso disagio di questi ragazzi” spiega l’avvocato Michela Giraudo, che ha rappresentato come parte civile le tre vittime accertate, una delle quali, nel frattempo, ha raggiunto la maggiore età.
C’è il sospetto che non siano stati solo loro a subire gli abusi, ma nessuna conferma. Tra i testimoni ascoltati dai giudici torinesi anche una delle sorelle maggiori, divenuta monaca, che vive in un convento in Romania. Le violenze sarebbero proseguite per un quindicennio, dal 2006 fino all’estate del 2021. In un’occasione, ha raccontato l’imputato, il padre lo avrebbe sorpreso in un atto sessuale che coinvolgeva uno dei fratelli e un vicino.
“Picchiatemi fino a quando il vostro odio si spegnerà, perché gli anni di prigione mi spaventano” scrive ora il 25enne, chiedendo perdono per aver violato l’infanzia dei fratelli. Nella sentenza di appello è stata confermata la provvisionale di 40mila euro per una delle parti offese, mentre 25mila euro a testa andranno liquidati alle altre due. La costituzione di parte civile contro i genitori è stata invece revocata: una scelta dei ragazzi, per risparmiarsi altro dolore.
Andrea Cascioli
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