Davanti al giudice a 96 anni: è accusata di rumori molesti dai vicini
Insieme all’anziana è a processo la figlia 62enne, residente nello stesso condominio di Garessio. Per entrambe il pm ha chiesto una multaÈ forse l’imputata più anziana a processo in un tribunale italiano la signora G.M., classe 1927, accusata insieme alla figlia L.C., classe 1961, di disturbo della quiete.
La denuncia arriva dai vicini, tutti residenti nello stesso condominio a Garessio. Una di loro, una signora che vive nell’alloggio sottostante, si è anche costituita parte civile contro le due. Il pubblico ministero Luigi Dentis ha chiesto una multa pari a 150 euro per ciascuna, al termine di un’istruttoria durante la quale sono comparsi di fronte al giudice tutti i vicini. C’è chi ha parlato di rumori molesti reiterati anche nel cuore della notte: urla, televisione ad alto volume, sedie e tavoli spostati di continuo. “Lo fanno per puro dispetto” sostiene un inquilino, che aggiunge sconsolato: “Abito nel palazzo da cinque anni, tra noi lo abbiamo ribattezzato ‘il condominio dei pazzi’”. L’uomo ha raccontato di aver ripreso in varie occasioni la più giovane delle due donne, sorpresa a urlare nella tromba delle scale. La compagna conferma di aver sentito le urla e le parolacce, più volte: “Mi è capitato spesso di non riuscire a dormire a causa delle urla. Parlare con loro? Non servirebbe a niente”.
“Le sentivo trascinare mobili e sbattere i piedi. Ho provato a parlare con la figlia e mi ha insultata in genovese” racconta un’altra abitante del palazzo. L’autrice della querela, una persona di origini straniere, sostiene di essere stata offesa anche con epiteti razziali: “I problemi sono incominciati appena mi sono trasferita. La mamma nel palazzo provocava tutti e mi inseguiva quando tornavo dal lavoro, prendendomi a parolacce”. Dopo la sua denuncia, ha precisato, le urla nelle scale sarebbero cessate, ma non gli altri rumori molesti. Non tutti, però, concordano sul fatto che i rumori siano tali da arrecare disturbi continui o impedire il riposo. Una testimone afferma: “Andavo tutti i giorni a somministrare i pasti a mio padre che abitava nel loro condominio, al piano inferiore. Posso aver sentito qualche rumore ma non prolungato per tutta la giornata, tantomeno la notte”. Se ci sono stati problemi, ha aggiunto, “non erano tali da creare disturbo ai singoli”.
“Sono emerse varie sfaccettature e rimane il dubbio che si tratti di rumori legati al vivere in un condominio” sostiene l’avvocato Andrea Naso, difensore di madre e figlia: inoltre, sottolinea il legale, “tutti i testi dell’accusa avevano motivi di astio verso le imputate”. Un fattore che a suo giudizio peserebbe soprattutto sulla deposizione della querelante: “Tende ad amplificare la frequenza dei rumori, anche in orari in cui non avrebbe potuto sentirli perché lavorava. I tanti screzi hanno inficiato la genuinità della sua testimonianza”. Circa l’entità dei rumori, aggiunge, “un teste ha affermato che non era in grado di sentirli se il bambino in un altro alloggio piangeva, il che la dice lunga. Anche l’attuale proprietaria degli alloggi dice che i rumori non le davano fastidio e che nessuno dei condomini si è lamentato”.
La sentenza del giudice è attesa per il prossimo 30 gennaio.
a.c.
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