Denunciate dalla vicina per l’auto in cortile. Il tribunale assolve due donne di Nucetto
L’autrice della querela sosteneva che l’accesso al suo garage venisse bloccato per una ripicca condominiale: “Volevano costringermi a rimuovere una lampada”A processo per tentata violenza privata dopo una serie di litigi con la vicina. È quanto accaduto a due donne di Nucetto, la vicesindaco Veronica Prato e sua madre Rita Porcu, denunciate da una 43enne residente anche lei nel piccolo centro del Cebano.
La donna si diceva esasperata dalla continua ostruzione del passo carrabile che conduce al suo garage: “Per otto mesi - ha raccontato al giudice - non ho avuto la possibilità di entrare e uscire liberamente. Parcheggiavano davanti all’unico ingresso a ogni ora del giorno e della notte, anche se avrebbero potuto mettere la macchina nel proprio garage o in altri punti del cortile senza impedirmi di passare”. In diverse occasioni la macchina non sarebbe stata spostata nemmeno su esplicita richiesta, col risultato che la donna aveva dovuto disdire appuntamenti o recarsi al lavoro a piedi facendosi poi riaccompagnare da altri. La querelante aveva aggiunto di aver dovuto sopportare anche altre provocazioni per diverso tempo: aggressioni verbali, scampanellii notturni, colpi contro il muro. Tutto questo, a suo dire, a seguito di un diverbio relativo alla presenza di una lampada sul suo balcone: “Volevano che la togliessi, perché le infastidiva la luce notturna in cortile. Le ho perfino registrate mentre ammettevano di farlo per dispetto, e dicevano che avrebbero continuato finché non avessi rimosso la luce”.
Pur non negando di essere infastidita dal faretto acceso durante la notte, l’imputata Prato ha negato ogni volontà persecutoria nei confronti della vicina: “Può essere capitato un paio di volte, e solo alla sera o nei fine settimana, che mi chiamasse per spostare l’auto, ma non l’ho mai posteggiata in modo da ostruirle il passaggio”. La donna ha osservato inoltre che l’auto di famiglia veniva guidata da lei sola, non essendo sua madre munita di patente. All’origine della querela, secondo lei, ci sarebbe stata una ripicca della 43enne per un esposto presentato dalla sua famiglia nel 2018, relativo a un abuso edilizio.
Malgrado il successivo ritiro della denuncia la natura reato, procedibile d’ufficio, ha richiesto il completamento dell’istruttoria. Il pubblico ministero Luigi Dentis ha chiesto la condanna di Veronica Prato a otto giorni di reclusione con i benefici di legge e l’assoluzione per la madre, estranea ai fatti: “La condotta dev’essere valutata per quello che è. Appare credibile l’esistenza di qualche dispetto, confermato in almeno un’occasione da soggetti terzi sentiti come testimoni”. L’avvocato Matteo Ferrione riteneva invece che mancassero le condizioni di procedibilità a causa di un vizio di forma nella presentazione della querela. In ogni caso, ha precisato il legale delle due donne, “il rapporto conflittuale non nasce certo dai dispetti nel cortile”.
Il giudice Francesco Barbaro ha infine assolto entrambe le imputate con la formula più ampia.
a.c.
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